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Immanence

2022
REGIA:
Kerry Bellessa
CAST:
Michael Beach (Jonah)
Eugene Byrd (Davis)
Summer Bellessa (Naomi)

Il nostro giudizio

Immanence è un film del 2022, diretto da Kerry Bellessa.

Ad un primo sguardo ha le sembianze di un horror fantascientifico alla Alien, ma non passa poi troppo tempo dalla virata verso il mystery e l’horror soprannaturale a sfondo religioso. Immanence è questo, un pout-pourri di generi. Mescolare insieme varie sfumature del genere horror non sempre si rivela una scelta saggia, ma in questo caso è contestuale alla decisione di Bellessa e del suo co-sceneggiatore Joshua Oram di ambientare la storia nel Triangolo delle Bermuda. Questo luogo situato nel Mar dei Caraibi è ormai leggenda nell’immaginario collettivo, sinonimo di misteriose sparizioni a opera di extraterrestri o forze divine. Così evanescenti i contorni delle esperienze tramandate negli anni che la regista vuole prima dare spazio a tutti i punti di vista, solcando (è il caso di dirlo) ogni spiegazione possibile e solo alla fine esplicita la scelta della religione come causa effettiva dei fenomeni paranormali. Un gruppo di radioastronomi capta un segnale misterioso correlato ad una scia luminosa apparsa in cielo e finita nelle profondità del mare all’interno del Triangolo delle Bermuda. Roman e la sua squadra vengono incaricati di indagare sullo strano fenomeno e salpano a bordo di una nave di proprietà di Jonah, un fervente religioso. Il team di studiosi spera di trovare prove dell’esistenza di una civiltà aliena desiderosa di instaurare un contatto con la Terra, mentre Jonah sin da subito è scettico, ipotizzando che quel segnale sia una prova dell’esistenza di Dio. In mare aperto le terrificanti manifestazioni soprannaturali non tardano ad arrivare, destabilizzando l’equipaggio e mettendone in crisi le certezze.

Immanence trova la propria chiave di lettura già dal titolo. L’immanenza è un concetto filosofico-metafisico opposto alla trascendenza secondo la quale Dio non è un’entità autonoma, bensì esiste in quanto parte abitante della realtà dell’uomo. Nel corso del film Jonah, Naomi e Davis dibattono su questo pensiero, uno scambio di battute che è summa dei contrasti scientifico-religiosi avvenuti sin dall’inizio tra i componenti del team e di cui Jonah e Roman sono i portavoce. Il primo, forte delle esperienze mistiche vissute in precedenza, crede che un’entità divina li abbia attirati lì; il secondo è uno scienziato devoto al metodo empirico e convinto che ogni evento sia spiegabile solo con delle prove, insomma un moderno San Tommaso. Immanente, quindi, è ciò che esiste nella realtà dell’uomo, una tesi che vale per Dio quanto per il Diavolo. Forte dell’idea che l’umanità l’abbia dimenticato col passare del tempo, è consapevole di poter agire nell’ombra indisturbato. Concetti molto lontani dai protagonisti del film o rinnegati (come nel caso di Naomi), ma con cui dovranno fare i conti nel momento del pericolo.

Nella simbologia cristiana Immanence ci sguazza sin dall’inizio a partire dalla scelta del nome Jonah, della Bibbia di sua proprietà presente a bordo della nave e del maiale ripescato dall’acqua, evento alquanto bizzarro e destabilizzante, eppure Bellessa sa sin dall’inizio dove andare a parare e quale finale dare alla vita di questi poveri sciagurati. Il film ha un’adeguata dose di ritmo e inquietudine (complice un eccellente Jamie McShane nei panni dell’Immanente), mentre regia e fotografia sopperiscono, all’occorrenza, l’una alle mancanze dell’altra. La resa risulta molto efficace e con fare affabulatorio Immanence ci conduce per mano verso una risoluzione degli eventi che, a onor del vero, avrebbe potuto essere narrativamente brillante, ma inspiegabilmente tira il freno e non osa più di tanto. Un finale veramente poco incisivo e non all’altezza del mito di cui il film si è appropriato.