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Il trono di spade – Stagione 2

2012
Titolo Originale:
Game of Thrones
REGIA:
Alan Taylor, Alik Sakharov, David Petrarca
CAST:
Sean Bean (Eddard Stark)
Mark Addy (Robert Baratheon)
Peter Dinklage (Tyrion Lannister)

Il nostro giudizio

Il trono di spade – Stagione 2 è una serie tv del 2012, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2012, ideata da David Benioff e D.B. Weiss.

Per chi non l’avesse ancora capito, è una partita a scacchi, Game of Thrones, conosciuta in Italia come Il trono di spade. È una partita a scacchi, ma i giocatori sono tanti, tantissimi e (quasi) tutti bendati. La regina Cersei (Lena Headey, sguardo di ghiaccio infuocato) ha perso ormai il conto degli autoproclamatisi re di Westeros: c’è suo figlio Joeffrey, adolescente sadico e pusillanime; c’è Stannis Baratheon, fratello del defunto Robert, legittimo e inflessibile erede, accompagnato dalla sacerdotessa scarlatta di un dio straniero; c’è Renly Baratheon, che di legittime pretese al trono non ne ha mezza, se non quella di essere generoso, giusto, amato; c’è Danaerys Targaryen, consumata nel deserto di là dal mare, con uno sparuto gruppo di accoliti e tre cuccioli di drago; c’è il giovane Robb Stark, eletto sovrano del nord indipendentista a furor di popolo, disinteressato al potere ma spinto dalla vendetta e dal dolore per la morte di Ned.

David Benioff e D.B. Weiss, creatori della serie con l’ausilio di George R.R. Martin – autore del ciclo Le cronache del ghiaccio e del fuoco da cui Il trono di spade è tratta –, non paghi della molteplicità di personaggi, ambientazioni e storyline che popolava la prima annata, rovesciano sulla mappa di Westeros più personaggi, più ambientazioni, più storyline. Risultato: la seconda stagione, quella dei venti freddi che soffiano da nord, della guerra in arrivo e della resa dei conti, è un susseguirsi di episodi preparatori, frammentati, dilatati. La straordinarietà è che nulla di tutto ciò è un difetto.

Le puntate del Il trono di spade – Stagione 2 covano attesa e tensione fino all’eccellente episodio 9, Blackwater, in cui la serie abbandona la sua tradizionale struttura multilineare per addensarsi in unità aristoteliche durante la battaglia per la conquista della capitale. L’azione diluita della prima parte della serie si rivela prologo ideale e, nel frattempo, illumina i pezzi che sulla scacchiera decidono il gioco ben più dei re: soprattutto Tyrion Lannister (maestoso Peter Dinklage), pecora nera e deforme, che si scopre abilssimo nel gioco dei troni. O le ragazze Stark, Sansa e Arya, distanti per ubicazione e carattere, ma unite nell’astuzia e nell’infanzia spezzata. E mentre l’introduzione di nuovi personaggi scivola tra le pieghe del racconto, gli unici a soffrire sono i più lontani dall’epicentro, confinati ai margini e alla ripetitività: Danaerys madre dei draghi nella città di Quarth (evocazione del meraviglioso esotico) e Jon Snow costantemente in cammino nelle nevi perenni dell’oltreBarriera (ma i paesaggi islandesi mozzano il fiato). Il centro pulsante resta King’s Landing, covo di vipere, intrighi, menzogne, sesso estremo, violenza, assenza di morale. Un labirinto costruito sulla frenetica lotta per un potere di cui, in fondo, tutti hanno smarrito il senso.