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Il sacro male

2021
Titolo Originale:
The Unholy
REGIA:
Evan Spiliotopoulos
CAST:
Jeffrey Dean Morgan (Gerry Fenn)
Cricket Brown (Alice)
Katie Aselton (Dottoressa Natalie Gates)

Il nostro giudizio

Il sacro male è un film del 2021, diretto da Evan Spiliotopoulos.

Gerry Fenn (Jeffrey Dean Morgan) è un giornalista di mezza età che ha sfondato grazie a scoop sensazionali, quasi sempre falsi, per raggiungere la notorietà. Mezzo alcolizzato e fallito, si mette alla ricerca di un colpaccio, per riconquistare milioni di views sulle testate web. Il fiuto lo porta nella ridente cittadina rurale di Banfield, dove pare che delle vacche portino il marchio indelebile del diavolo. Ma il marchio non è che una bufala, e Gerry per rendere il fatto interessante distrugge un misterioso feticcio, trovato ai piedi di una grande quercia. Al ritorno verso il suo motel, mentre rimugina su come rendere succosa la notizia, rischia di investire una ragazza, nipote del parroco di Banfield e sordomuta. Alice (Cricket Brown), rimasta illesa dall’incidente, inizia a parlare e ad avere visioni di una Signora che dice di chiamarsi Maria. Banfield, grazie a Gerry e ad Alice diventa la nuova Lourdes, inizia a raccogliere migliaia di fedeli, uniti intorno ad Alice che, grazie a Maria, inizia a fare miracoli. Ma Maria non sembra essere la vergine che tutti adorano e inizia a compiere il suo piano malvagio, che viene da un passato molto lontano.

Prodotto dalla Ghost House Pictures di Sam Raimi e Robert Tapert, basato sul bestseller Shrine di James Herbert, diretto dall’esordiente Evan Spiliotopoulos, che si era già fatto conoscere per alcune sceneggiature (La bella e la bestia, Il cacciatore e la regina di ghiaccio), il film si apre con un bell’omaggio a La Maschera del demonio di Mario Bava, ma l’horror sovrannaturale di Spiliotopoulos è ben altra cosa e si scivola subito nei jump scare ben rodati, che mixano l’horror nipponico rifatto dagli americani (The Grudge, The Ring) con il Conjuring Universe (The Nun). «Non sono stata incaricata di farvi credere. Sono stata incaricata di riferire», così si esprimeva l’11 febbraio 1858, Bernadette Soubirous, dopo alcuni dubbi mossi sulle sue visioni della Vergine Maria nella grotta. Ed è proprio questo che Alice fa ne Il sacro male, farsi portatrice del messaggio – inconsapevole vettore del Male – che smuove le coscienze religiose diventando virale (anzi, viral). Spiliotopoulos, seppure esordiente dietro la macchina da presa, punta sul fenomeno delle fake news e dell’isteria religiosa, sfruttando l’iconografia maledetta del genere, ma senza troppe pretese: da Il presagio a L’esorcista III, con tutta una serie di madonne lacrimanti, cristi piangenti e chiese silenziose, mixando il tutto con la Bernadette di Jennifer Jones (1943), ed è probabilmente questo mix che finisce per rendere il suo film visivamente accattivante con un budget risicato.

Jeffrey Dean Morgan (The Possession, The Walking Dead) è perfetto nel ruolo del giornalista cazzone che campa grazie alle fake news, ma quando si converte ai miracoli di Alice, il suo personaggio inizia realmente a vacillare, un antieroe in cerca di redenzione che non convince più di tanto. Cricket Brown, qui al suo primo film, è quasi perfetta nel ruolo di Alice e dà il meglio quando affida tutto allo sguardo; Joseph Bishara (Annabelle, Insidious) torna a vestirsi da donna, con unghie affilate e movenze da demone. Ma se la fattura del film non è male, il finale non convince più di tanto, e se si trova quasi a un passo da sfruttare qualcosa di visivamente sensazionale – che avrebbe potuto tirare in ballo la furia vendicativa di Carrie (1976) – qui si risolve tutto con il solito bene che trionfa contro il male. Costato 3 milioni di dollari, negli Stati Uniti il film è partito benissimo, nel primo weekend di proiezione ha incassato 15 milioni di dollari  e ora ne ha i superati 29 in tutto il mondo. Non si tratta di un capolavoro e probabilmente non voleva nemmeno esserlo, ma quello che si vede basta per alzare le chiappe e andare al cinema.