Featured Image

Il re di Staten Island

2020
Titolo Originale:
The King of Staten Island
REGIA:
Judd Apatow
CAST:
Pete Davidson (Scott)
Marisa Tomei (Margie)
Bill Burr (Ray)

Il nostro giudizio

Il re di Staten Island è un film diretto da Jude Apatow, nel 2020.

Non fatevi ingannare dalla locandina tamarra de Il re di Staten Island, non si tratta di un gangsta movie sull’ascesa di un nuovo Scarface hip hop. Del resto Jude Apatow (comico, sceneggiatore e regista noto soprattutto per 40 anni vergine) non sarebbe il tipo di regista adatto per un film dai grilletti facili, gli inseguimenti e le risse da strada. La storia è vera e si basa sulla vita di Pete Davidson, il quale interpreta il ruolo principale e co-realizza lo script. Chi è Pete Davidson? È uno dei più talentuosi stand up comedian in circolazione. Fa parte del cast della trasmissione televisiva Saturday Night Live. Ancora, non fatevi idee sbagliate. Non aspettatevi nemmeno una commedia oppiacea con pesanti dosi di sesso romantico e muffi teoremi narrativi sul tipo che crede in un sogno e si batte per realizzarlo. Siamo più dalle parti di 8 Mile che di Private Parts.

Il re di Staten Island non vuol farci ridere a tutti i costi. L’ironia serpeggia e solo dopo una trentina di minuti buoni iniziamo a capire che sarà il grosso ingrediente del film. Prima di questa folgorazione, non riusciamo a rilassarci granché, perché il film attacca con un tentativo di suicidio sull’autostrada, conflitti famigliari piuttosto deprimenti e tante chiacchiere in mezzo a dei tipi loschi che si passano una canna. Potrebbe davvero degenerare tutto quanto in un bagno di sangue. Quando poi Davidson ci mette a un bivio tra una commedia brillante anni 90 con Steve Martin e un noir di Walter Hill, siamo noi i primi a non voler più scegliere e lasciare che la storia seguiti a mantenersi ibrida, con una buona dose di tensione che resiste fino all’ultimo. Parliamoci chiaro, in Italia non sappiamo chi diavolo sia Peter Davidson e non ci interessa che il film riguardi i suoi fatti privati, ma questo forse rende la visione ancora più godibile. Ci sono le sparatorie, i momenti difficili e situazioni comiche attendibili e che funzionano senza mai strafare. Che altro volete? Davidson è un comico diventato famoso per le sue battute sul padre pompiere morto nel World Trade Center quando lui aveva sette anni.

Basterebbe questo a farci capire il suo successo in America, ma se non fosse sufficiente, c’è anche l’imbarazzante Morbo di Crohn di cui lui soffre fin da piccolo e che è riuscito a trasformare, da problema disgustoso, in una tempesta di merda e flatulenze davvero epica da sparare in faccia al pubblico televisivo durante l’ora di cena. E in più il suo pubblico ha la sensazione che stia per ammazzarsi ogni giorno. Una volta che ha prima pubblicato riflessioni sul suicidio e poi ha chiuso il suo profilo Instagram, ha scatenato una tale psicosi collettiva da condurre i poliziotti a cercarlo fin nello studio del Saturday Night, dove lui era ancora vivo, in salute e abbastanza sorpreso. Il re di Staten Island non racconta direttamente questi eventi. Non c’è traccia del suo successo e nemmeno delle sue velleità di comico e attore. Il personaggio si chiama Scott, ha anche lui il padre pompiere morto in un incendio, è un disastroso tatuatore con manie suicide e odia il nuovo fidanzato di sua madre, anche lui pompiere. Tra una festa selvaggia e una rapina in una farmacia, il ragazzo cresce e via via diventa un tipo un po’ più responsabile e tollerante. Cosa volete? È sempre un film americano. La violenza c’è non perché vogliano accontentare un pubblico in cerca di sangue, ma perché ormai è praticamente impossibile raccontare una storia a New York senza che si presenti qualcuno con un buco in pancia.