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Il racconto dei racconti

2015
Titolo Originale:
Tale of tales
REGIA:
Matteo Garrone
CAST:
Salma Hayek (regina di Longtrellis)
Vincent Cassel (re di Strongcliff)
Toby Jones (re di Highhills)

Il nostro giudizio

Il racconto dei racconti è un film del 2015, diretto da Matteo Garrone.

Il negromante lo spiega fin dall’inizio: «A ogni azione corrisponde una reazione», è l’equilibrio su cui si regge il mondo. Su questo assunto si basa Il racconto dei racconti, il kolossal fantasy di Matteo Garrone, in concorso a Cannes con cast internazionale e aspirazioni altissime. Da una parte ci sono i protagonisti dei tre racconti (La regina, La pulce, Le due vecchie) e dall’altra l’operazione messa in moto da Garrone. E come ogni personaggio sullo schermo cerca qualcosa che non ha, scatenando azioni e reazioni a catena, l’aspirazione del raccontatore (che osa l’inosabile per il cinema italiano di oggi: draghi, streghe, re e regine, pulci giganti, draghi marini, orchi e saltimbanchi) scatena un flusso di creatività e stupore. Dagli attori alle maestranze, da Alexandre Desplat a Peter Suschitzky, ogni fotogramma si arricchisce e si stratifica realizzando un fiume in piena che travalica il genere fantasy, diventando uno specchio deformante, ma realistico, capace di riflettere l’animo umano. Proprio come avevano già fatto Bava e Fellini, Comencini e Monicelli.

Liberamente ispirato a tre dei cinquanta racconti di Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, napoletano del XVII secolo le cui favole sono universalmente riconosciute come antesignane della letteratura fiabesca a venire, Il racconto dei racconti dimostra come i desideri che ribollono nel cuore dell’uomo siano sempre gli stessi. Bellezza, giovinezza, maternità a tutti i costi, trasformazione, possesso, desiderio, ricerca dell’avventura, bisogno di essere amati sono i propellenti che mettono in moto il mondo e quindi anche le storie. E sono le storie il vero soggetto centrale del fantasy di Garrone, che plasma, trasforma e porta alla vita gli archetipi di Basile, rielaborati poi da Grimm, Andersen, Tolkien, Martin ma anche Lucas e Rowling. Dalla madre disposta a qualunque sacrificio, ai figli del drago marino; dal re lussurioso, alle vecchie raggrinzite che vogliono sentirsi desiderate; dal padre smanioso di avere un cucciolo da accudire, alla figlia che vuole abitare il mondo, fino all’orco bramoso di una compagna: ogni storia, ogni metamorfosi è unita e congiunta dai saltimbanchi che la abitano (il cinema? I narratori?) che di festa in festa animano i castelli di scherzi e fuochi, risate e lacrime, facendo specchiare popolani e regnanti nei propri desideri.

Sono loro, i raccontatori, l’anima rumorosamente silenziosa del Tempo che loro stessi abitano. E quando i saltimbanchi diventano protagonisti, la Storia muta. Vittime (in)consapevoli del cambiamento necessario al naturale evolversi delle cose del mondo. Matteo Garrone osa e riesce a dare corpo al cuore nero del nostro essere umani. Il fantasy diventa così l’archetipo a cui riferirsi per (ri)tornare alle nostre (sue?) stesse ossessioni, prima tra tutte il trovare un compagno di vita con cui sentirsi completi, come per L’imbalsamatore o il cacciatore di anoressiche di Primo amore, o la volontà di essere qualcuno come il Luciano di Reality. Perché come i ragazzi di Gomorra, ognuno di noi è alla ricerca del proprio posto nel mondo, per fare la differenza, nella speranza che vengano scritte canzoni sulle nostre gesta. In fondo siamo tutti funamboli in equilibrio precario su una fune che sta bruciando.