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Il primo re

2019
Titolo Originale:
Il primo re
REGIA:
Matteo Rovere
CAST:
Alessandro Borghi (Remo)
Alessio Lapice (Romolo)
Fabrizio Rongione (Lars)

Il nostro giudizio

Il primo re è un film del 2019, diretto da Matteo Rovere.

Se non fosse stato per le sue tre precedenti e più note opere che, per altro, si distinguono per originalità (Veloce come il vento, Un gioco da ragazze), penserei al trentasettenne Matteo Rovere come a un alieno proveniente da una galassia lontana anni luce dall’attuale produzione cinematografica italiana mid-cult, quella, per intenderci, a base di fotoromanzi melensi per ragazzini brufolosi del tipo Non sarà un’avventura o risapute commediole di stampo televisivo alla Modalità aereo, solo per citarne due recenti. Il primo re di Rovere è, infatti, un atteso (almeno da me) salto all’indietro di una trentina d’anni, quando il cinema era cinema di genere e l’azione era una caratteristica sovente imprescindibile. Chi si sarebbe aspettato, infatti, nel 2019, un film su Romolo e Remo? E non un peplum (che pure ha una sua rispettabile dignità) come quello del 1961 diretto da Sergio Corbucci con Steve Reeves e Gordon Scott e neppure come Remo e Romolo-Due figli della lupa (1976) di Francesco Pingitore, l’innocua commediola comica, con i simpaticissimi Enrico Montesano e Pippo Franco.

Il primo re è un film “alla Apocalypto”: crudo, sporco di sangue e fango, denso di scene di violenza e di simbologie arcaiche. Sulla reale esistenza di Romolo e Remo si sono scritti fiumi di parole: da Dionigi di Alicarnasso a Plutarco fino a Virgilio che, nell’Eneide, racconta di una discendenza dei gemelli dall’eroe troiano, ma i recenti studi (1996-2012) di Andrea Carandini che, durante gli scavi sulle pendici settentrionali del monte Palatino, ha scoperto resti dell’VIII secolo a. C., hanno fatto ripensare alla possibilità di un’origine della Capitale proprio nel periodo in cui i due leggendari fratelli sarebbero vissuti. Il film si apre con una piena del Tevere: le acque travolgono Romolo e Remo che tentano disperatamente di salvarsi l’un l’altro. Verranno poi catturati dalla tribù dei populi albenses (Alba Longa), dediti a violenti rituali come la lotta fra prigionieri: chi è sconfitto finisce sul rogo. Messi a confronto fra loro, i gemelli riusciranno astutamente a sfuggire alla morte e a uccidere i nemici. Remo (Alessandro Borghi, già attore di Sollima in Suburra) diviene il capo assoluto della comunità, ma non rispetta il sacro presagio della fantasmatica aruspice Satnei (Sonia Garribba, già con Salvatores in Stella) e si ribella dunque agli dei. Finirà, infatti, ucciso dallo stesso fratello Romolo (Alessio Lapice, egli pure attore sollimiano in Gomorra-La Serie 2): sarà dunque Romolo il fondatore di Roma, perché il destino non è mutabile.

Lotte all’ultimo schizzo di sangue, armi rudimentali (ma gli Albesi hanno anche la cavalleria…) e, soprattutto, punto forte de Il primo re sono i dialoghi in proto-latino (parzialmente comprensibili a chi ha seguito studi classici). Non posso neppure immaginare quanto ridicolo sarebbe stato il tutto se gli attori avessero parlato in italiano… Il latino antico, ibridato da ceppi indo-europei, è stato attentamente ricostruito da un gruppo di semiologi dell’Università romana La Sapienza. Attento studio anche per le scene di battaglia e lotta e per le location (Bosco del Foligno, Nettuno, Viterbo e l’immancabile Manziana, nota ai cultori del peplum). Le riprese sono state realizzate a luce naturale, in formato anamorfico, da Danele Ciprì, l’ex socio di Maresca. Un budget di 8 milioni di euro e, per ora, buon botteghino: un’apertura di 930.000 euro per circa 136.000 presenze. A dimostrazione che quando si offrono prodotti italiani di qualità con caratteristiche avulse dalle consuetudini dell’odierno, trito, televisivo cinema popolare nostrano, il pubblico, o almeno buona parte di esso, risponde bene. Bisogna, però, produrli e girarli questi film d’azione tricolori (in questo caso ad avere coraggio è stata Rai Cinema), onde evitare di essere sommersi, come Romolo e Remo in apertura del film di Rovere, da un fiume di spazzatura su schermo.