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Il padre d’Italia

2017
Titolo Originale:
Il padre d'Italia
REGIA:
Fabio Mollo
CAST:
Luca Marinelli (Paolo)
Isabella Ragonese (Mia)
Mario Sgueglia (Mario)

Il nostro giudizio

Il padre d’Italia è un film del 2017, diretto da Fabio Mollo

Paolo (Luca Marinelli), giovane trentenne che sopravvive a Torino facendo il commesso da Ikea, è alle prese con la fine della sua lunga e tormentata storia d’amore con Marco, Mia (Isabella Ragonese) è un’aspirante cantante in dolce attesa che vive di sogni e speranze. Una sera, in una black room, gli occhi smarriti di lui incontrano quelli iper-truccati di lei. Si riconosco: sono l’uno l’anima gemella dell’altra. È la storia che Fabio Mollo ci racconta nel suo secondo cortometraggio. La trama di Il padre d’Italia si sviluppa attraverso un incontro-scontro tra il disincanto di Paolo, che sembra aver da tempo rinunciato alla felicità e l’incontenibile voracità di lei, che addenta la sua esistenza e vive con estrema superficialità ogni attimo. Il viaggio è il topos a cui ricorre il cineasta. L’espediente è quello di due itinerari paralleli: il percorso fisico di Mia e Paolo da Torino, passando per Roma e Napoli, fino a Reggio Calabria e quello interiore: un ritorno ai luoghi della loro infanzia e una serie di pit stop tra i luoghi delle loro giovani e irrisolte anime. Si innamorano e lasciano che lo spettatore si innamori di loro.

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L’alchimia tra Marinelli e la Ragonesi è intensa. Marinelli si conferma interprete superlativo, capace di non perdere mai la naturalezza in favore di istrionesche interpretazioni. È lui l’unico a farci commuovere davvero. I due insieme tornano bambini: nel linguaggio, nei gesti, nelle marachelle, nel rincorrersi in spiaggia e nel cantare a squarcia gola. Mollo crea un connubio perfetto fra immagini e trama: ogni moto interiore dei protagonisti trova uno sbocco esaustivo nella forma, nei colori, nei volti di ciò che Paolo e Mia vivono. La fusione tra “accadente” e “vissuto” è impeccabile. Tutto è accompagnato da sottofondi musicali che quasi evocano l’intensità filmica di Xavier Dolan. Dettagli che lasciano l’amaro in bocca non mancano, ma la tematica ammette qualche accenno retorico, e perché non dovrebbe? Paolo non è il Il padre d’Italia, è il figlio di Italia. Vissuto nel terrore di un’omosessualità che quasi non riesce ad accettare, incastrato in pregiudizi e preconcetti imbevuti di discorsi bigotti, morbo del Paese in cui vive.

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Il merito di Mollo risiede in questo: in un contesto internazionale, cinematografico e non, in cui il tema dell’omosessualità è più scottante che mai, egli alza la mano per dire la sua e lo dice sussurrando con sentimento senza sentimentalismo, con originalità mai inverosimile. Non ci sono momenti di grande tensione, né eventi improvvisi che cambiano repentinamente il corso della narrazione; è la semplicità del racconto la vera forza del film; è la personalissima storia di Mia e Paolo, ed è solo una storia, anche se non è straordinaria, e perché dovrebbe esserlo? Le storie devono solo essere vere e di tanto intanto godere di qualche piccolo miracolo.