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Il Miracolo

2018
Titolo Originale:
Il Miracolo
REGIA:
Francesco Munzi, Lucio Pellegrini
CAST:
Guido Caprino (Fabrizio Pietromarchi)
Elena Lietti (Sole Pietromarchi)
Lorenza Indovina (Clelia)

Il nostro giudizio

ll Miracolo è una serie tv del 2018, ideata da Niccolò Ammaniti.

Con un ritmo e una suspense degni del miglior thriller o noir Niccolò Ammaniti, ne Il Miracolo, affronta un tema sacro profondamente immerso nel profano di quella che è la società del terzo millennio: da qualche parte una Madonna di plastica lacrima sangue senza tregua, e personaggi tanto lontani tra loro, appartenenti a mondi diversi (Il Mondo di Jimmy Fontana è la sigla), si ritrovano in qualche modo uniti da questo evento che si rivelerà miracoloso a prescindere da qualsiasi conferma scientifica e/o dogmatica.
La Chiesa è rappresentata da un uomo che vive ai margini della legalità, Padre Marcello (Tommaso Ragno), un reietto che si aggira ora tra drogati e prostitute in locali di infimo ordine, squattrinato, ladro e dedito al gioco; la politica è incarnata dal Presidente del Consiglio Pietromarchi (Guido Caprino, già visto in 1992), uomo a capo di una famiglia tutt’altro che tranquilla: due bambini vittime dell’assenza dei loro genitori e legatissimi invece alla loro inquietante baby sitter, una giovane misteriosa ed enigmatica; e poi ci sono Sole (Elena Lietti), irrequieta moglie del Presidente, e Marisa (Pia Lanciotti), la sua assistente personale apparentemente affidabile e premurosa. Le forze dell’ordine sono rappresentate dal generale dei Carabinieri Volta (Sergio Albelli), che avendo condotto le indagini per la cattura di un boss in totale segretezza informa e coinvolge ora il Presidente nella faccenda di questa statuina religiosa sanguinante trovata nel covo del malvivente; essa continua a grondare dagli occhi litri e litri di sangue umano, maschile, come confermano le analisi del team di esperti invitati a far luce sul caso, tra cui emerge la biologa Sandra Roversi (Alba Rohrwacher, Il Pirata – Marco Pantani, Maria Montessori – Una vita per i bambini, In Treatment). Da questo momento la vita del Presidente, che si dichiara non credente e che vive una fase politica dell´Italia molto delicata (è imminente un referendum per decidere sulla permanenza del Belpaese in Europa) si lega a doppio filo a quella delle sorti della statuina prodigiosa, il cui miracolo è per il generale Volta una patata bollente di difficilissima gestione che non vede l’ora di gettare nelle mani di qualcun altro. E per Pietromarchi inizia una fase di graduale turbamento interiore, una scossa spirituale che lo porterà a riflessioni profonde e a entrare in contatto con tutti i personaggi apparsi dall’inizio che vengono a convergere, come attratti da una forza centripeta, nella sede segreta dell’icona prodigiosa.

Il disonesto prete apparso all’inizio è in realtà figura molto anomala e poco ortodossa, costretto a prendere i voti dalla sua famiglia e ancora in contatto con la sua affezionatissima ex fidanzata Clelia (Lorenza Indovina), donna che nasconde un grande segreto. Padre Marcello, in quanto amico del presidente, verrà convocato per esprimere il suo parere da canonico, lui in piena crisi di fede, in merito all’evento straordinario. La biologa incaricata di monitorare lo stato del sangue che fuoriesce dalla madonnina sarà lei stessa coinvolta a livello profondo e personale dal miracolo a cui si trova ad assistere provando addirittura furtivamente a trarne personali benefici; e il criminale la cui cattura ha condotto alla rivelazione del prodigio, che ha sicuramente alle spalle un passato di violenza e brutalità, sarà al centro di una storia nella storia che all’inizio di ogni puntata, con un’atmosfera molto diversa e una narrazione in stile onirico che si palesa immediatamente come differente rispetto alla trama principale, aggiungerà un tassello a quella che dovrebbe essere la spiegazione del miracolo. Le citazioni bibliche, verbali e rappresentate, non mancano, Lazzaro è addirittura nel titolo di un episodio, e alla base del miracolo vi è  una storia che fa molto ricordare quella di Abramo e Isacco, anche se inserita in un contesto completamente diverso in cui un boss della malavita si erge a Dio dei suoi scagnozzi. Ed è bello constatare come le vicende dei vari protagonisti siano magistralmente inserite in questo complesso affresco in cui ognuna di esse, in una coralità che fa molto ricordare l’Altman di film come America Oggi, è autonoma ma anche legata all’altra da fili invisibili.
Il montaggio de Il Miracolo è complice di un‘espressività che nello show trova il suo punto di forza proprio nel sapiente accostamento di immagini che, con un ritmo mai scontato, abbinate a commenti musicali che ripescano brani significativi del repertorio pop e classico, riescono a rappresentare non solo tanti microcosmi ma i loro punti di vista rispetto al fenomeno paranormale che dà il titolo alla serie. E la soluzione del giallo imbastito intorno ai fatti religiosi alla fine non è importante, per l’autore sembra fondamentale ritrarre i personaggi con le loro miserie e il loro coraggio, figli di un mondo in cui il confronto con la spiritualità sembra essere diventato urgente.

Ammaniti, sicuramente ispirato da fatti reali come quello della Madonnina di Civitavecchia, ripropone le sue atmosfere letterarie in chiave filmica; ci ritroviamo in un’ Italia di un prossimo futuro che dietro l’apparenza di una normalità in cui l’indignazione è ormai assente, rivela tratti distopici che sono un po’ la cifra di buona parte della sua narrazione (Che la festa cominci, Anna, L’Ultimo Capodanno) e che qui imprimono a Il Miracolo un impatto visivo ed emotivo molto forte, che rende l’audience presto consapevole della drammaticità degli eventi, nonostante meravigliose fotografie della Roma pittoresca, della Roma da grande bellezza, appaiano di tanto in tanto forse a ricordarci che non è tutto perduto, e risaltando nel contrasto con i desolati ambienti in cui la vicenda si dipana. E il cannibalismo letterario, di cui Ammaniti era stato esponente, vede la realizzazione, avvenuta o imminente, di molte profezie che aveva anticipato e che un paio di decenni fa erano sembrate eccessive: clonazioni prodigiose, situazioni politiche estremiste, il delirio dei social connesso a quello degli smartphone, corruzione ovunque e squallore diffuso, oscurantismo di un tempo che non ne vuole sapere del proprio futuro e che sembra retrocedere verso forme di barbarie nuove solo in apparenza.
Ammaniti va elogiato per aver finalmente realizzato una  serie che segna l’inizio di una nuova fase per la fiction televisiva italiana. E i semi per una seconda stagione sembrano esserci tutti.