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Il mio nome è vendetta

2022
REGIA:
Cosimo Gomez
CAST:
Alessandro Gassmann (Santo Romeo)
Ginevra Francesconi (Sofia)
Remo Girone (Don Angelo)

Il nostro giudizio

Il mio nome è vendetta è un film del 2022 diretto da Cosimo Gomez.

A Netflix piace l’action, lo dimostra il recente rilascio di due film appartenenti al genere come il polacco Lesson plan e, appunto, l’italiano Il mio nome è vendetta. E, stando ai numeri, piace molto anche al pubblico, ma l’apprezzamento dell’utente non sempre corrisponde alla qualità e alla buona riuscita di un film, ormai lo sappiamo. Visto la recente serie Bang Bang Baby – per guardare a una produzione italiana che viaggia sulla stessa lunghezza d’onda – non si può certo dire che il film di Cosimo Gomez porti chissà quale innovazione nel cinema italiano e, oltretutto, la storia è piena zeppa di tòpoi e risoluzioni narrative già conosciute e facilmente immaginabili. Si tratta di un lavoro nato con il solo scopo di intrattenere e se piace il genere l’ora e mezza scorre abbastanza tranquillamente, ma se si vuole cercare qualcos’altro è meglio guardarsi intorno. Santo Romeo vive a Bolzano con la figlia adolescente Sofia e la moglie Ingrid. La ragazza gioca a hockey su ghiaccio e sin da subito mostra un carattere forte, tanto da tener testa al padre più volte. La loro casa è sperduta sulle montagne del Trentino, al riparo da occhi indiscreti.

Conducono una vita felice insomma, ma il passato di Santo bussa nuovamente alla sua porta. Due uomini armati, in un momento in cui lui è via, irrompono in casa uccidendo la moglie e il cognato. Il vero obiettivo in realtà è proprio lui. L’uomo riesce a salvare la figlia e per entrambi comincia una fuga per la sopravvivenza. Sofia pretende delle spiegazioni, ma Santo è restìo a dargliele fin quando non ne è costretto. Prima di metter su famiglia era un sicario della ‘ndrangheta e ora è vittima di un regolamento di conti tra famiglie mafiose. A guardare Alessandro Gassmann sembra di vedere il Liam Neeson de noantri. Si destreggia con particolare efferatezza e abilità tra armi, pugni e calci, peccato che la credibilità di azioni e gesti non stia dalla sua parte. Ancor prima d’essere obiettivo e vittima dell’ira della famiglia Lo Bianco, lo è di una sceneggiatura la cui storia sembra annoiata perfino da sé stessa. È un revenge movie che non c’ha creduto abbastanza. Oltre a Gassmann che, per carità, cerca di dare il massimo ed è da apprezzare questo suo sforzo, il problema sta anche nei villain. Alcuni appaiono per poi scomparire frettolosamente, altri restano fino alla fine ma mancano di carisma e presenza scenica. Questo, ahimé, vale anche per l’iconico Remo Girone -il Tano Cariddi de La Piovra-, il cui viso impenetrabile questa volta non basta.

Uccidere o essere uccisi è il leitmotiv di questa guerra criminale in cui cade senza rendersene conto anche Sofia, probabilmente il personaggio più interessante, il cui background ricorda a grandi linee quello di Alice Baroni di Bang Bang Baby. Catapultata nel mondo della mafia, dopo un iniziale spaesamento si lascia coinvolgere dal padre e dalla sua vita passata che sta influenzando pesantemente il suo presente. Forse un po’ frettolosa la sua evoluzione, ma quantomeno riesce a catturare il nostro interesse, merito anche della giovane attrice Ginevra Francesconi. Proprio lei si rivela essere la chiave della risoluzione finale e di possibile sequel del film (almeno questo suggerisce il finale). Tecnicamente il film scricchiola da più parti per quanto, ripetiamo, l’impegno nelle scene action sia registico che coreografico è ammirevole, ma l’ispirazione presa dagli action americani non lascia spazio a nessun tipo di punto di vista personale sul genere. Parafrasando il classico commento scolastico del professore di turno, il film è “intelligente, ma non si applica”.