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Il coraggio di Blanche

2023
Titolo Originale:
L’amour et les forêts
REGIA:
Valérie Donzelli
CAST:
Virginie Efira (Blanche)
Melvil Popaud (Grégoire)

Il nostro giudizio

Il coraggio di Blanche è un film del 2023, diretto da Valérie Donzelli.

Un film con protagonista Virginie Efira sarebbe da vedere solo per questo, senza bisogno di altro. L’attrice belga naturalizzata francese, oggi 46 anni, ha ormai dimostrato la sua versatilità estrema sostenendo ogni tipo di ruolo, vestendo ogni abito tra cui quello lesbo-monacale della Benedetta di Paul Verhoeven. E non si ferma: adesso arriva nelle sale italiane con due titoli in contemporanea, il primo è Niente da perdere di Delphine Deloget, uscita 1° maggio, storia di una madre che si vede sottrarre la figlia dai servizi sociali per un banale incidente di cui non ha colpa. Nell’altro invece Virginie precipita direttamente nell’attualità, con forza e piglio dolente. La storia inscenata dalla regista Valérie Donzelli, è tratta dal romanzo di Éric Reinhardt, dal titolo originale L’amour et les forêts (sia libro che film), che in italiano trasmigra nel denotativo Il coraggio di Blanche. Dopo il fuori concorso a Cannes 2023 è stato presentato a Roma nella kermesse di cinema francese Rendez-vous e va al cinema dal 2 maggio con Movies Inspired. L’originale, “l’amore e le foreste”, suona più significativo: le foreste sono i boschi in cui la coppia protagonista si isola, ma sono anche le selve oscure della psiche, dell’anima secondo alcuni, cioè i luoghi interiori in cui l’umano si perde e si consegna al proprio lato oscuro. È infatti la parabola di una donna maltrattata.

All’inizio Blanche sta raccontando la vicenda a un’altra donna, la conosciamo dunque per flashback, andando all’indietro. La protagonista, molto legata alla sorella gemella (sempre Virginie Efira), si trova in una fase dell’esistenza particolarmente delicata, è stata appena lasciata dopo i quaranta, l’ipotesi di amore inizia a sembrare una vaga chimera; è in questa condizione di fragilità quando incontra Grégoire (Melvil Poupaud), bello e affascinante, che pare proprio l’uomo giusto e insieme l’ultima possibilità… “Non ho più voglia di essere ragionevole”, dice la donna, che in principio conosce le tappe dell’idillio: fanno l’amore, lui le porta il caffè al letto, lo rifanno, organizzano un viaggio. D’altronde la protagonista è una candida, è bianca fin dal nome, che riecheggia anche il personaggio di Un tram chiamato desiderio, un’altra Blanche la quale nascondeva l’età all’amante… Insomma, va tutto bene se non fosse per un particolare, minimo ma rivelatorio: quando lei cambia taglio di capelli lui rompe l’etichetta e dice che non gli piace, una piccola battuta idiota che però insinua una crepa, l’ombra del dubbio.

Presto Blanche rimane incinta e arriva il trasferimento. Grégoire sostiene di essere stato spostato dai superiori ed ecco che i due riparano tra le foreste del titolo, in una condizione di isolamento indotto per la donna; tutto falso perché, come si scoprirà, è proprio il mefitico Poupaud ad aver chiesto quel luogo per favorire l’accerchiamento che ha in mente. Immersi nelle fronde la possessione diventa esclusiva. E così il tempo di qualità lascia spazio al rapporto tossico che si strappa la maschera, Grégoire è sempre più violento, con una subdola strategia psicologica che porta a riversare la colpa sulla componente femminile: “Non mi ami e mi hai fatto diventare un mostro”. Quando Blanche vede, con candore, un altro uomo la situazione rischia davvero di precipitare. Un merito particolare va anche alla parte eseguita da Melvil Poupaud, subdolo e repellente, che arriva ad annusare i vestiti della compagna come un animale selvaggio, prima di tentare di strangolarla… Un film che si inserisce nello spirito del tempo, nell’alveo della nuova coscienza femminile che porta a scoperchiare la violenza vigliacca dell’uomo; non lo fa in modo furbo e strumentale, però, bensì con un sobrio ritratto di donna in sofferenza che procede anche per stereotipi, toccando tutte le stazioni del calvario, ma alla fine sprigiona tormento autentico sino ad arrivare alla meta.