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I Came By

2022
REGIA:
Babak Anvari
CAST:
Antonio Aakeel (Faisal)
Alicia Ambrose-Bayly (PC Vanessa Ceesay)
Percelle Ascott (Percelle Ascott)

Il nostro giudizio

I Came By è un film del 2022 diretto da Babak Anvari.

Toby (George MacKay) e Jay (Percelle Ascott) sono due giovani graffitari che si introducono di nascosto nelle case di benestanti inglesi, violando i sistemi di sicurezza, marchiando i muri con il loro tag “I Came By”. Toby vive con sua madre, Lizzie (Kelly Macdonald), una convivenza tutt’altro che facile, per via dell’indole ribelle e fancazzista del ragazzo. Una lotta contro il sistema, quella di Tobi e Jay, che presto incappa nel giudice in pensione Hector Blake (Hugh Bonneville), difensore dei diritti degli immigrati, che nasconde un passato inquietante, dietro la facciata di uomo perbene tutto d’un pezzo. Babak Anvari, regista iraniano britannico d’adozione, si era fatto notare nel 2016 con Under the Shadow, una storia che sfruttava la condizione di Teheran, dilaniata dalla guerra con l’Iraq nel 1980, per raccontare l’incubo gotico di una casa infestata dal Djinn, un demone della cultura araba. Con Wounds (2019), protagonisti Armie Hammer e Dakota Johnson, Anvari si addentra nell’horror psicologico, con risultati altalenanti, un horror tutto sommato interessante, che in realtà non ha convinto nessuno (a parte il sottoscritto), ma che rimane visivamente accattivante nonostante la mancanza di un vero plot.

I Came By, sbarcato nel catalogo di Netflix il 31 agosto, è un thriller senza infamia né lode, che tiene incollati allo schermo per tutti i suoi 110 minuti.  Hugh Bonneville,  famoso per il suo ruolo nella serie tv drammatica Downton Abbey, interpreta un villain piuttosto convincente, un mostro dei nostri tempi che si nasconde dietro la maschera di giusto e difensore dei deboli. In realtà, diciamolo, Hector Blake, il personaggio interpretato da Bonneville è il più interessante di tutti, sicuramente più di quello incarnato da George MacKay, per il quale si fa fatica ad empatizzare, a partire dalla sua causa contro i ricchi, che si risolve con la tag più brutta di sempre. La sceneggiatura, curata dallo stesso Anvari assieme a Namsi Khan, offre nella prima parte del film diversi spunti che meritavano di essere approfonditi: dalla lotta di classe all’emarginazione, alle problematiche legate ai diritti LGBTQ+, di cui Hector Blake è inaspettatamente – e fintamente – difensore. Anvari però si limita ad abbozzare il tutto, senza scavare a fondo nell’anima dei suoi personaggi, concentrandosi sullo svolgimento del classico thriller, che cerca la via più comoda per piacere a tutti (probabilmente dopo le critiche negative rivolte a Wounds, che nonostante i suoi difetti rimane visivamente più interessante di questo suo nuovo lavoro).

Eppure nonostante il trattamento approssimativo con cui Anvari manovra il tutto, le cose funzionano, I Came By, insomma, il suo sporco dovere di intrattenere e incuriosire lo fa. Certo al film avrebbero giovato un sacco di altre cose, come scavare nella personalità disturbata di Blake o movimentare il dramma vissuto da Lizzie, e persino accennare qualcosa in più sulle vittime scelte dal killer. La seconda parte del film avrebbe meritato un trattamento differente e forse qualche minuto in meno, ma ci si accontenta. Probabilmente Anvari farà di meglio e troverà la sua strada, al momento piuttosto confusa e priva di un vero e proprio focus narrativo, sospesa tra l’intrattenere e raccontare la nostra società, le sue contraddizioni e le sue differenze, l’eterna lotta tra bene e male, ricco e povero, vittima e oppressore. Gli ingredienti ci sono tutti, manca solo il coraggio di poterle raccontare con una voce propria.