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The Hunter

2011
Titolo Originale:
The Hunter
REGIA:
Daniel Nettheim
CAST:
Willem Dafoe (Martin)
Frances O'Connor (Lucy)
Sam Neill (Jack)

Il nostro giudizio

The Hunter è un film del 2011, diretto da Daniel Nettheim

The Hunter è un film sulla solitudine del cacciatore e della preda. È un film sulla inconciliabilità dell’Uomo e della Natura, che può avvenire solo tramite la Morte. La morte scioglie tutto, acquieta tutto, appiana ogni differenza, qui, in The Hunter, come già accadeva in un altro classico del cinema australiano che parlava del conflitto tra speci e che si intitolava Long Weekend. Questa premessa filosofica si incarna in una splendida storia di cui è protagonista, in The Hunter, William Dafoe, con il suo viso ossuto e angoloso, aspro come la superficie di un territorio deserto e alieno.
Ingaggiato da una multinazionale fantasmatica, che agisce nel campo della farmaceutica, Dafoe viene spedito in Tasmania per catturare l’ultimo esemplare che si suppone esistente di un piccolo predatore chiamato Tigre della Tasmania ma conosciuto anche come Tilacino o Lupo marsupiale: una mezza dozzina di nomi identificano questo essere la cui estinzione dalla faccia della Terra risale ufficialmente al 1936, quando il 6 settembre di quell’anno scomparve l’ultimo Tilacino in cattività. Una coda documentaria del film, tra l’altro, mostra riprese effettuate negli anni Trenta dello scorso secolo allo zoo di Hobart dove la bestia visse fino alla fine dei suoi giorni. E mette i brividi vedere filmato qualcosa che nell’universo sappiamo che non esisterà mai più, che non si ripeterà mai più. Come certe piante, estinte, di cui parlano gli antichi, il Silfio o la Silene Stenophylla.

La caccia alla Tigre della Tasmania è un percorso cognitivo che Dafoe è costretto ad attraversare ed è la metafora della discesa dell’uomo dentro qualcosa che solo apparentemente gli è esterno. La Natura esercita la spinta, la pressione, una volta che si penetri in essa. E il resto è la cronaca di come i suoi impulsi primordiali abbiano la meglio su tutto. The Hunter, tratto da un romanzo di Julia Leigh (quella di Sleeping Beauty con Emily Browining) e diretto dall’australiano Daniel Nettheim, è uno stupendo, enigmatico film dove i silenzi e le azioni parlano un linguaggio segreto, la cui decodificazione porta verso il Nulla. Il fine della Natura non è la vita, ma la morte e questa rivelazione, fuorché generare terrore, procura la pace. Leopardianamente. Non stiamo parlando di un horror ma certamente di un film fantastico. O forse sarebbe meglio dire feerico, fiabesco, che si addentella al mito, come sottolinea il suggestivo e onirico finale in cui Dafoe deve lasciarsi fagocitare dalla Natura per potersi immedesimare e riuscire a catturare l’evanescente creatura. L’occhio di Dafoe si specchia nell’occhio, inquadrato dal suo mirino, della bestia. E a quel punto il cacciatore capisce – noi capiamo – che non “ha trovato”, ma che “è stato trovato”.

La Tigre della Tasmania ha acquistato, scomparendo dal mondo, spessore di leggenda, è diventata mitologia e simbolo come possono esserlo il Basilisco o il Minotauro. Dafoe si cimenta nell’impresa con le armi della razionalità e della tecnologia, equipaggiato di tutto punto per trakkare e identificare gli spostamenti della sua preda. Questo introduce un’ulteriore dicotomia nel gioco delle molteplici polarità su cui il film è costruito: l’atteggiamento positivista e volterriano, la fede meccanicistica che sembra muovere all’inizio il protagonista si ferma, imballa e ha un gap nell’assoluto metafisico che governa il verde delle foreste in cui la caccia si è aperta. Le tracce si confondono, le orme svaniscono in segni intangibili, perché il Tylacino sembra, e forse è, fatto di aria, di fuoco, di vento, di materie sottili e sottilissime. Insomma, è piuttosto evidente che si sta parlando di cinema che non capita di trovare a ogni angolo di strada. E grazie alla Koch che fa scoprire The Hunter anche al pubblico italiano in un prezioso Blu-ray.