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Hunted – Stagione 1

2012
Titolo Originale:
Hunted
REGIA:
S.J. Clarkson, Daniel Percival, Alrick Riley, James Strong

Il nostro giudizio

Hunted – Stagione 1 è una serie tv del 2012, andata in onda la prima volta in Italia nel 2013 e realizzata da Frank Spotnitz.

Nato da una coproduzione anglo-americana e da un’idea di Frank Spotnitz, formatosi nelle stanze degli autori di X-Files, Hunted 1 racconta la storia di Sam Hunter (Melissa George, che di spionaggio ne sa già qualcosa), spia caduta in un’imboscata che viene ferita e data per morta. Dopo oltre un anno passato in ritiro in una località ignota per ritemprare spirito e corpo, Sam torna alla Byzantium, l’agenzia di spionaggio per la quale lavorava, determinata a scoprire l’identità dell’individuo che l’ha tradita.

Sarà stato il suo ex amante, dal quale aspettava anche un bambino e che era al corrente della sua intenzione di ritirarsi? O sarà stato forse il suo capo, che non sembra molto contento di rivederla nonostante sia una delle sue migliori agenti? E se fosse stato uno dei suoi colleghi, tra i quali spicca il misterioso Deacon (Adewale Akinnuoye-Agbaje), o addirittura uno dei suoi vecchi obiettivi? Difficile capirlo, quando lavori con e per della gente addestrata a vivere all’insegna dell’inganno e della segretezza.

Un po’ Revenge in salsa spionistica, un po’ versione tv della saga di Jason Bourne (anche se la trama di Hunted 1 è in pratica quella di Haywire senza Gina Carano), questa prima stagione scorre tra doppi e tripli giochi, tradimenti e figure misteriose che tramano nell’ombra, giostrandosi con una certa disinvoltura tra numerosi punti d’interesse. C’è il mistero di chi ha tradito Sam, ma c’è anche una nuova missione che la vede infiltrata come au pair nella casa di un ricco imprenditore inglese al centro di un losco giro d’affari, e ci sono dei flashback che vedono la piccola Sam assistere al violento omicidio di sua madre, tutte storyline apparentemente scollegate che potrebbero presto convergere in un’unica direzione.

Molto apprezzata la fiducia che la serie sembra riporre nello spettatore, rifiutandosi di imboccarlo col cucchiaino e facendo sì che i dialoghi siano sempre scarni ed essenziali. Peccato solo per il distacco forse eccessivo con cui viene raccontata la storia, che ha l’effetto di rendere la serie fredda tanto quanto la sua protagonista – precisa scelta stilistica, indubbiamente, ma che spesso impedisce di immedesimarsi nelle vicende di Sam. Al momento la serie è ancora in attesa di un rinnovo per la seconda stagione (anche per la fine della collaborazione con la BBC, che ha coprodotto la prima stagione). Se però avete intenzione di recuperarla, non lasciatevi frenare dalle incognite sul suo futuro. La prima stagione è autoconclusiva e tutti i nodi vengono al pettine nell’arco degli otto episodi che la compongono.