Featured Image

Hubie Halloween

2020
REGIA:
Steven Brill
CAST:
Adam Sandler (Hubie Dubois)
Kevin James (agente Steve Downing)
Julie Bowen (Violet Valentine)

Il nostro giudizio

Hubie Halloween è un film del 2020, diretto da Steven Brill.

Salem, 2020. Hubie Dobois (Adam Sandler) è un uomo di mezza età che abita ancora con sua madre, trattato in città come lo scemo del villaggio, ma anche altruista e fidato, che ha a cuore l’incolumità dei suoi concittadini. Da sempre ossessionato dalla sicurezza e dal rispetto della legge, Hubie è specializzato nel mantenere l’ordine durante la notte di Halloween, occasione che risveglia in lui grandissime preoccupazioni: i suoi antenati, infatti, hanno avuto a che fare direttamente con il noto processo alle streghe del 1692. Ma stavolta, dopo la fuga di un paziente dal manicomio locale, le paure di Hubie sono più che mai fondate. Nell’era dello streaming da fast food tocca alle piattaforme on-demand concentrare ad ottobre le principali produzioni horror. E quest’anno, Netflix, che tra tutte le piattaforme di streaming è quella più impegnata nelle produzioni originali, ha deciso di premiare le commedie horror: dapprima con The Babysitter: Killer Queen, poi con Vampires vs. the Bronx, adesso con questo Hubie Halloween che, del mucchio, non solo è il film peggiore, ma anche il meno orrorifico, tanto che dovremmo valutarlo come una commedia ambientata nel giorno di Halloween, piuttosto che come un horror ironico e divertente. La trama è quanto mai demenziale (siamo ai livelli di Maccio Capatonda, ma senza un briciolo della sua satira), con un Adam Sandler tanto a suo agio quanto irritante.

Proprio lui che in passato ha recitato per registi del calibro di Paul Thomas Anderson e Noah Baumbach, e che recentemente ha spiazzato chiunque con la sua interpretazione in Diamanti grezzi, torna qui a rivestire un ruolo coerente con la propria carriera ma non con il proprio talento. La sua parte in Diamanti grezzi perde adesso il tono della redenzione e assume quello dell’eccezione. Perché ora si torna in territori abituali a Sandler e alle peggiori commedie statunitensi, con una mole di gag e battutine da capogiro e una compagnia di comici da avanspettacolo. L’appassionato di horror resterà dunque a stomaco vuoto, perché di horror Hubie Halloween ha ben poco da offrire: l’ambientazione nella città di Salem durante la notte delle streghe, qualche omaggio all’Halloween di John Carpenter che ha dell’immorale (con la tipica soggettiva dell’assassino dal respiro pesante), e intanto viene da invidiare uno dei personaggi secondari che guarda Il mostro della laguna nera alla tv. Tim Herlihy e Adam Sandler, i responsabili della sceneggiatura, diluiscono gli elementi dello slasher rispondendo alle esigenze delle famiglie, con il body count che, da una serie di morti ammazzati, muta in una serie di scomparsi nel nulla. Ma è chiaro già dal tono dei primi minuti che verremo privati di qualsiasi scena di morte, dei momenti di tensione, della più piccola goccia di sangue. E potremmo anche fare a meno di tutti questi elementi se, dall’altro lato, il comparto comico fosse appena sufficiente: il più scontato degli happy ending (il protagonista sfigato conquista la bella bionda di turno), con tutti i messaggi edificanti e le edulcorazioni del caso, stona con le gag di bassa lega e i vari doppi sensi del film, tanto da mettere in dubbio il target di riferimento.

Anche se, bisogna ammetterlo, è nelle trovate più volgari che il film di Steven Brill azzecca un paio di momenti: la madre del protagonista, tanto ingenua da ignorare i doppi sensi riportati dalle magliette che indossa; tutte le conduttrici del telegiornale conciate da Harley Quinn per provocare l’invidia dei propri ex. Nulla di trascendentale, comunque. Ma ormai c’è poco da stupirsi per la qualità infima di questa e di tante altre produzioni Netflix, e viene invece da chiedersi cosa abbia spinto gli abbonati a boicottare la piattaforma per la locandina di Mignonnes, brandendo torce e forconi digitali appena il mese scorso, per poi lasciarsi imboccare con prodotti scadenti. Scandalizzarsi per la presunta sessualizzazione di qualche preadolescente in un poster (beato chi non conosce Larry Clark), anziché contestare la bassezza estetica dei film prodotti è la summa della contemporaneità. Meglio ricordare, a tal proposito, le parole di Andrzej Zulawski: “Per quanto mi riguarda, non faccio concessioni agli spettatori, queste vittime della vita che pensano che ogni pellicola venga prodotta esclusivamente per il loro piacere, e che non sanno nulla della loro stessa esistenza.” Ad avercene oggi…