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How to Have Sex

2023
Titolo Originale:
How to Have Sex
REGIA:
Molly Manning Walker
CAST:
Mia McKenna Bruce (Tara)
Lara Peake (Skye)
Samuel Bottomley (Paddy)

Il nostro giudizio

How to Have Sex è un film del 2023, diretto da Molly Manning Walker

Attribuire un genere preciso, oltre al racconto di formazione a quest’opera prima della regista inglese Molly Manning Walker, presentata internazionalmente al festival di Cannes, dove esce vincitore del premio Un Certain Regard, e distribuita in Italia da Teodora, non è cosa affatto semplice. Il titolo suggerirebbe la forma della commedia adolescenziale e lo stesso sembrano dire le prime immagini del film, ma lo sviluppo prende una piega ben diversa. Un gruppo di tre ragazze inglesi, ovvero Tara, Skye ed Em arrivano a Malia, sull’sola di Creta, per passare una vacanza ad alto tasso alcolico e cercare di dimenticare le preoccupazioni del liceo appena finito e dei test di ingresso per le varie università. Come la gran parte delle commedie coming-of-age (a partire dal similissimo per pretesto, ma assolutamente meno impegnato The Inbetweeners di Ben Palmer) l’unica grande questione è il primo grande e ammaliante incontro con la sessualità. È così che una protagonista si delinea ed è Tara, interpretata con una prova di grande spessore da Mia McKenna Bruce. Per lei la verginità è un vero e proprio peso.

Il clima festoso e vacanziero, che ricorda molto quello del recentissimo Aftersun di Charlotte Wells, a metà tra nostalgia e presentificazione, viene turbato sia dalle pressanti dinamiche di gruppo (in particolare, è Skye che osserva con derisione la sua verginità, forse per invidia o forse per semplice cattiveria), sia dall’incontro con un altro gruppo di due ragazzi e una ragazza sul balcone di fronte al loro. Un sentore di grande perturbamento, a seguito dell’incontro maschile, inizia a percepirsi, con l’importante contributo della cupa colonna sonora di James Jacob. Le feste in discoteca e i momenti conviviali nelle camere di albergo proseguono e vengono mostrati con grande senso di adesione alla realtà dalla macchina da presa di Molly Manning Walker. Il contesto è quello dell’ambiente vacanziero greco: da una parte è reso in modo idealizzato, come luogo di nuove esperienze e fioritura, dall’altro, invece, la sporca realtà dell’isola sfruttata dal turismo del divertimento che si intravede e si contrappone costantemente con la sua fatiscenza e il suo degrado nello sfondo delle immagini. 

Ciò che più si avverte guardando il film è una sensazione di distesa nostalgia. Sembra essere la rappresentazione della gioventù con la consapevolezza a posteriori di chi sa che questa vacanza sarà la fine della gioia incondizionata giovanile e la felicità che si avverte all’inizio è spuria e caduca. È, infatti, nella seconda metà, dopo solo vaghe percezioni di turbamenti, che il tono vira nettamente e prende le sembianze di una riflessione in ambito etico e sociale sullo stupro e su certe dinamiche adolescenziali problematiche. Le proposte della giovane regista inglese qui non paiono particolarmente innovative, anche nello stesso ambito britannico (soprattutto dopo la serie Skins) e il sentore è quello di un’eccessiva impostazione. Molly Manning Walker, giustamente non propone un’aperta condanna, ma si muove nello spazio dell’ambiguità di colpevolezza e responsabilità collettiva. La rappresentazione sullo schermo di violenze, comunque, è diventata molto presente nel cinema e nella televisione mainstream, anche in ambito adolescenziale e How to Have Sex non sembra fornire una visione particolarmente originale al problema. Rimane comunque interessante questa dialettica tra i due poli del film, il ritratto nostalgico e idealizzato della fine della gioventù e la riflessione problematica sulla brusca causa di ciò, ovvero la violenza sessuale.