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House of Cards – Stagione 4

2013 - in corso
Titolo Originale:
House of Cards
REGIA:
Beau Willimon
CAST:
Kevin Spacey (Frank Underwood)
Robin Wright (Claire Underwood)
Kate Mara (Zoe Barnes)

Il nostro giudizio

Qualcuno potrebbe dissentire, ma la prima attrazione  della serie “fiore all’occhiello” di Netflix era fondamentalmente costituita dai suoi elementi sensazionalistici — i ghiotti colpi di scena che caratterizzavano la storia di  Frank e Claire Underwood che progettano il loro cammino, costellato di menzogne, verso posizioni di potere sempre più grandi. Come tutti i più aggiornati sapranno, l’ascesa al potere della coppia era stata più veloce di quanto nessuno avrebbe mai immaginato, visto che Frank diventava Presidente con pochi sforzi già alla fine della stagione 2. Era stato certamente eccitante vederlo raccogliere consensi in lungo e in largo per arrivare fin lì, ma adesso cosa ci si aspetta che lui farà? Dove lo potrebbe condurre  la sua sete  di potere dopo aver ottenuto la più alta carica della nazione? Quale altitudine potrebbe ancora affrontare questo inarrestabile scalatore? La risposta fornita nella Stagione 3 era “la rielezione”. Dopo tutto, il Presidente Underwood non era stato votato nelle cabine elettorali, per cui guadagnarsi il mandato successivo era destinato a essere una sfida. E mentre la natura brutale delle campagne elettorali è qualcosa che, come molti spettatori possono testimoniare, contiene  immense opportunità di intrighi da svelare, gli eventi dell’ultima stagione erano enigmatici quasi alla frustrazione e spesso completamente ridondanti. Era come se Beau Willimon (ideatore) e il suo staff di sceneggiatori avessero sentito la necessità di inserire una trama di rilievo in una struttura da  soap opera; una soap grandiosa, calcolata bene e ben recitata, ma comunque una serie costruita intorno al melodramma, niente di più. Il materiale fornito alla stagione 3 era melodramma disordinato e non soddisfacente, che aveva fatto arrabbiare molti fan i quali,— che ne fossero consapevoli o meno  — stavano  cercando quello da cui Willimon sembrava allontanarsi, anche se nemmeno lui sapeva con esattezza come andare avanti con questa cosa. Fino a quando tutto diventa più chiaro nella stagione 4, un’odissea di 13 episodi divisa in maniera quasi perfetta in due distinti emicicli. Il primo si riallaccia, nello specifico,  all’ultimo anno di Frank e Claire, quello in cui da alleati sono diventati nemici, mentre il secondo fa riferimento  ai peccati del passato. E sebbene ci possa essere il rischio di ritrovarsi ad  assistere a una giostra di attori e intrecci che tornano per riconquistare i giorni di gloria di questo show, House of Cards – Stagione 4 resta strettamente in linea con la dichiarazione della sua nuova missione, e con successo.

In altre parole, non aspettatevi i colpi di scena bruschi degli anni passati. Anche la caratteristica distintiva di Frank, di voltarsi e parlare direttamente alla telecamera, cambia molto nell’arco del primo emiciclo (e tornando alla stagione precedente, erano solo tre gli episodi in cui Frank strizzava l’occhio al suo pubblico). Naturalmente, ci sono delle sorprese, che Willimon non utilizza facendo ricorso al confronto con il vecchio, ma considerando invece ogni singolo sviluppo come la tessera di un puzzle che solo a lui è dato vedere, ma in cui ogni pezzo si incastra benissimo. Per qualcuno ciò potrebbe significare la perdita di quel sentimento umoristico nero che pure era una caratteristica della serie, a favore di un andamento più lento, forse anche un tantino apatico. E la nuova stagione perde anche sicuramente qualcosa in termini di ferocia, che probabilmente era stata alla base del gran successo iniziale. Ma questa svolta si rivela la decisione più matura ed efficace da prendere e importante, pensando a quanto la corsa alla presidenza sia diventata già cosi assurda a paragone della situazione attuale. Se poi Willimon abbia optato per questo tono severo in risposta agli avvenimenti della politica statunitense o se semplicemente per il benessere dello spettacolo, è irrilevante. Ciò che conta è che lui ce la fa,  ci riesce pagando un tributo ai fan dei precedenti personaggi preferiti, e introducendo nuovi, altrettanto allettanti, personaggi. E non vi elencheremo nessuno dei personaggi chiave  che riemergono dalle prime due stagioni (perché spoilerare?), ma, nell’apprezzare questa stagione 4, riconosciamo che il cast è davvero imponente. Quelli che potevano apparire come inserimenti estranei, erranti – la madre di Claire, ad esempio, interpretata da una immensa Ellen Burstyn – dimostrano di essere dei percorsi laterali aventi come obiettivo una conoscenza più profonda dei personaggi principali.

Certo non conosceremo mai Claire quanto vorremmo, la sua imperscrutabilità è parte del suo fascino, e l’interpretazione di Robin Wright ci dice molto di più di quanto qualsiasi dialogo potrebbe sognarsi di fare. In conclusione: il ritorno dei personaggi del passato funziona bene, non  avviene mai, o quasi mai, né per caso, né senza uno scopo, è un elemento consistente ma mai ridondante all’interno della struttura narrativa. La seconda metà della stagione si immerge invece scivolosa nella “vecchia salsa” di House of Cards, innescando nel suo corso una serie di macchinazioni misteriose e di lunga durata, che hanno lo scopo di stordire i fan di eccitazione (missione riuscita, nella maggior parte dei casi), ma anche di alzare il sipario , in qualche modo, su una delle  più audaci  imprese sessuali riguardanti Frank e Claire. Certo, non è una stagione, questa House of Cards – Stagione 4, da risultati facili e immediati; la serie  sta mirando all’autenticità, e  – cosa che forse accade per la prima volta,  – la trova in maniera consistente. Il messaggio finale ci rimanda a un elemento del passato recente dell’America ponendosi anche come avvertimento per il suo futuro. Considerando quanto perfettamente la Stagione 4 misceli passato e presente, un tale monito intimidatorio finale potrebbe servire anche come uno splendido  raggio di speranza per una serie che molti si preoccupavano avesse già raggiunto il suo apice. Come minimo, ora Willimon può andare avanti a testa alta, consapevole del suo successo nel trasformare ed evolvere House of Cards da una sontuosa soap opera ad un dramma serio.