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Horizon Line

2020
REGIA:
Mikael Marcimain
CAST:
Alexander Dreymon (Jackson)
Allison Williams (Sara)
Keith David (Wyman)

Il nostro giudizio

Horizon Line è un film del 2020, diretto da Mikael Marcimain.

Sara (Allison Williams) e Jackson (Alexander Dreymon) sono una coppia di ex amanti costretta a rivedersi su un isola tropicale in occasione del matrimonio di Nadia, un’amica in comune. La sera prima del matrimonio, i due riprendono a parlare, si ubriacano e finiscono a letto insieme. Ma al risveglio, la coppia è ormai in ritardo per raggiungere l’aereo diretto verso l’isola vicina, dove stanno per celebrarsi le nozze, e i due sono così costretti a chiedere al loro amico Freddy (Keith David), pilota di aerei, di accompagnarli col suo piccolo aereo privato. Il rapporto tra Sara e Jackson è adesso particolarmente confuso, hanno ancora molto da dirsi e troppi nodi da sciogliere, ma avranno presto problemi ben più gravi a cui pensare: Freddy, che è debole di cuore, ha un attacco cardiaco e muore alla guida dell’aereo. In mezzo all’oceano, con abbastanza benzina solo per raggiungere la destinazione con sicurezza: per Sara e Jackson inizia ora un incubo fatale.

“Uno dei più popolari e selvaggi sottogeneri horror del terzo millennio è il cosiddetto survivalist horror: canovacci ridotti all’osso e incentrati sulla lotta per la sopravvivenza dei protagonisti – smarriti, cacciati, rapiti, presi in ostaggio – in un ambiente ostile, in situazioni estreme” (R. Curti, T. La Selva). Il genere sembra ancora lontano dallo spegnersi, anch’esso impegnato in una continua lotta contro la morte, e negli anni ha ormai dimostrato una certa attenzione alle disavventure acquatiche, da i due sommozzatori di Open Water, passando per le nuotatrici del noioso 12 Feet Deep, e poi più giù, con 47 Meters Down (47 Metri). Evidentemente, una volta toccato il fondo, si è deciso di risalire in superficie e innalzarsi sul livello del mare. Per il resto, le novità che Horizon Line porta con sé sono poche: bloccati su un piccolo aeroplano, i due sfortunati di turno sono di fatto in continuo movimento; cosa rara nell’horror di sopravvivenza, che tende a valorizzare la stasi dell’eroe, la sua impossibilità di spostarsi dal luogo-trappola (Buried rappresenta in questo senso l’esempio massimo). Ma di movimento, nel film di Marcimain, ce n’è anche troppo: le sfighe del caso sono infinite, le soluzioni sempre più assurde e rischiose, mentre la smania per una scrittura incentrata sugli imprevisti continui annulla qualsiasi tensione.

Quella raccontata da Josh Campbell e Matthew Stuecken (gli sceneggiatori di 10 Cloverfield Lane) è una lotta per la sopravvivenza dai risvolti improbabili (in più di un’occasione, durante il volo, i protagonisti abbandonano l’interno dell’aereo per arrampicarsi sulle sue ali), che dimostra di fatto un certo disinteresse per la credibilità degli eventi e per l’intelligenza dello spettatore. Il comparto tecnico dignitoso e le valide interpretazioni dei protagonisti permettono al film di non precipitare in picchiata, ma non basta tenersi in volo… Assurdo, parossistico e a tratti ridicolo, quest’ultimo survivalist horror saprà forse impressionare chi soffre di vertigini, ma non certo il resto del pubblico. Piuttosto, guardando Horizon Line, si ha spesso l’impressione di trovarsi nella stessa situazione di Sara e Jackson: continuiamo a guardare dritto davanti a noi, ma dalla linea dell’orizzonte non appare mai niente di buono…