Featured Image

Hellraiser: Judgment

2018
Titolo Originale:
Hellraiser: Judgment
REGIA:
Gary J. Tunnicliffe
CAST:
Paul T. Taylor (Pinhead)
Damon Carney (Sean Carter)
Randy Wayne (David Carter)

Il nostro giudizio

Hellraiser: Judgment è un film del 2018, diretto da Gary J. Tunnicliffe

Sembra che il destino si sia accanito con particolare ferocia nei confronti della creatura più famosa di Clive Barker, quell’Hellraiser di cui tanti hanno tentato (e tentano ancora) di diventare l’erede morale ma che ancora oggi, a trent’anni di distanza dal primo episodio cinematografico, non riesce a beneficiare di un serio progetto di svecchiamento (sia esso in forma di remake, reboot o prequel) che lo salvi dall’abisso direct-to-video in cui è precipitato da ormai troppo tempo. Di un remake se ne parla, in realtà, da molti anni, e per un certo periodo la Weinstein Company, detentrice dei diritti attraverso la sussidiaria Dimension Films, era riuscita a coinvolgere nomi del calibro di Clive Barker stesso (in qualità di sceneggiatore), Pascal Laugier, Alexandre Bustillo e Julien Maury (protagonisti tutti della nouvelle vague horror che in quel periodo andava per la maggiore, e avvicendatisi uno dopo l’altro nel ruolo di regista). Poi i ben noti problemi finanziari della Weinstein, oltre all’indecisione riguardo la direzione da prendere nel nuovo corso della saga, hanno fatto naufragare l’idea: con la compagnia madre a un passo dalla bancarotta e la Dimension decisa a non mollare l’osso, i temibili cenobiti si sono ritrovati ostaggio di una spudorata operazione volta a mantenere i diritti producendo periodicamente nuovi film dal budget infimo.

Hellraiser: Judgment parte avvantaggiato dal fatto che più in basso del suo predecessore Revelations, diretto nel 2011 da Victor Garcia, è veramente difficile cadere, e questo lo sa bene il regista Gary J. Tunnicliffe, che il film lo aveva scritto dopo una lunga militanza come responsabile del make-up prospettico nei precedenti episodi della saga. A Tunnicliffe vanno almeno riconosciuti un affetto genuino per la creatura di Barker e una manciata di idee, deliranti ma fresche, spese nel prologo, senza dubbio la parte più riuscita del film, dove l’ordine dei cenobiti viene reimmaginato come una sorta di burocrazia grottesca in cui spicca la presenza dell’Auditor, personaggio kafkiano interpretato dal regista stesso. Superata questa introduzione, a cui non manca un certo fascino weird, cominciano i veri problemi di Hellraiser: Judgment: seguendo un modello ormai abusato dalla saga, la storia principale del film si tiene lontana dai demoni protagonisti fino al finale, dove il regista vorrebbe inscenare la classica deflagrazione di violenza ma finisce per inciampare rovinosamente nel tentativo di ampliare la mitologia cenobitica con un’apertura al fantasy, idea, a prescindere, talmente deleteria che nemmeno lo stesso Clive Barker è riuscito a ricavarne un risultato positivo nel recente romanzo I Vangeli di Sangue.

Con una trama prossima all’inconsistenza e una drammatica incapacità di dare un senso di consequenzialità alle scene, Hellraiser: Judgment rivela platealmente tutti i limiti di un progetto nato come film indipendente da finanziare tramite crowdfunding, operazione a metà strada tra il fan movie e la produzione low-budget che, forse, avrebbe dato il meglio nella forma di un corto o mediometraggio. Purtroppo Tunnicliffe è riuscito ad attirare l’attenzione della Dimension e, come suggerisce la scarna scena alla fine dei titoli di coda di Judgment, l’agonia del franchise potrebbe essere ben lungi dall’essere terminata.