Featured Image

Hell House LLC Origins: The Carmichael Manor

2023
REGIA:
Stephen Cognetti
CAST:
Bridget Rose Perrotta (Margot Bentley)
Destiny Leilani Brown (Rebecca Vickers)
James Liddell (Chase Bentley)

Il nostro giudizio

Hell House LLC Origins: The Carmichael Manor è un film del 2023, diretto da Stephen Cognetti.

Se c’è una cosa che Amityville ci ha insegnato nel suo oltre mezzo secolo di demoniaca attività è che la vita, soprattutto quella cinematografica, prosegue imperterrita anche dopo la morte. Senza tuttavia scomodare i dispettosi spiritelli che, in oltre quaranta occasioni, hanno fatto il loro check-in in quel del 112 di Ocean Avenue, basta dare uno sguardo alla newyorkese Rockald Country e al suo egualmente infestato Abaddon Hoel per rendersi conto di come il Male, filmicamente parlando, sia duro a morire. Nonostante, infatti, un’ancora giovane lore dipanatasi nell’arco di appena quattro capitoli, il piccolo franchise orrorifico a cavallo fra mockumentary e found footage coltivato da Stephen Cognetti sin dal 2015 ha dimostrato di saper pigliare di petto uno dei più antichi e abusati filoni del cinema de paura come quello dell’haunted movie e, con orgoglioso (e coraggioso) piglio indie, traghettarlo senza troppi complimenti nell’era dei videoblog e del web-giornalismo d’assalto; dove alberghi indemoniati e demoniaci pupazzoni antropomorfi paiono ancora in grado, nonostante tutto, d’incuterci una fottutissima paura.

Collocandosi all’indomani di quel satanico Lago Infuocato che mandò provvidenzialmente – e, per ora, definitivamente – in cenere il fatiscente e incriminato (o, meglio, indemoniato ) hotel dall’altisonante biblica denominazione, Hell House LLC Origins: The Carmichael Manor si presenta dunque come un sequel diretto del gran pandemonio scatenatosi sulla scia della tragica opening night di quella stramaledetta vigilia d’Ognissanti del 2009, quando un’innocua Casa degli Orrori fresca fresca di addobbo si sarebbe trasformata nell’Inferno ben reclamizzato dalla sua stessa insegna. Ma esplorando le pieghe e gli anfratti di un titolo così roboante, l’opera quarta del buon Cognetti si rivela al contempo pure uno spin-off, spostando momentaneamente l’attenzione sui sanguinari eventi – dal chiaro Amityville Style – accorsi alla sfortunata famiglia Charmichael sul finire degli anni Ottanta, quando il patriarca Arthur (Robert Savakinus), forse con la complicità del primogenito Patrick (Gideon Berger), sparì nel nulla dopo aver trucidato l’amata moglie Eleonor (Marlene Williams) e la figlia Chaterine (Cayla Berejikian). Ma quindi si tratta anche di un prequel? Ebbene sì! E per giunta di una vera e propria orgin story, dal momento che parecchie losche cosucce parrebbero legare il nefasto destino di questa Horror Family ai loschi trascorsi del sinistro Abbadon Hotel e del suo altrettanto raggelante proprietario: quel tal Andrew Tully che, come gli afecionados della saga ben ricorderanno, assieme ai suoi inquietanti pagliacciosi compari, di sataniche nefandezze ne ha combinate a bizzeffe nei sotterranei di questo luciferino Hostel.

E di tutto ciò noi, affamati e assatanati spettatori, verremo progressivamente a conoscenza attraverso la consueta mockumentaria cornice narrativa, dedicata alla ricostruzione – tramite il solito puzzle di riprese miracolosamente sopravvissute – della misteriosa sparizione dell’intrepida Margot (Bridget Rose Perrotta): web-investigatrice del paranormale che, assieme alla fidanzata Rebecca (Destiny Leilani Brown) e all’instabile fratello Chase (James Liddell), dopo il ritrovamento all’interno della villa Charmichael di alcuni iconici oggetti sopravvissuti all’incendio purificatore nel fu albergo maledetto, ebbe la malaugurata idea di indagare proprio sulle terrificanti connessioni tra la sanguinaria Murder House e l’innominabile Haunted Hotel. D’altronde, nonostante cliché, ovvietà e spaventi più che mai da manuale, Hell House LLC Origins: The Carmichael Manor è il classico prodotto che mantiene pressoché tutto ciò che promette: senza infamia e senza lode, senza e senza ma. Seguendo il saggio e redditizio esempio di ciò che due colleghi di italico lignaggio – ed egual spirito indipendente – come Damien Leone e Stevan Mena sono riusciti sinora a combinare con piccole orrorifiche chicche quali Terrifier e Malevolece, il buon Cognetti sembra infatti aver capito che, a volte, sopratutto quando si è agli inizi e la passione tende a superare di gran lunga il talento, l’arte sarebbe forse meglio metterla, come si sul dire, da parte, concentrandosi piuttosto sull’unica cosa realmente importante: far paura bene e con poco. E se, tutto sommato, nel bene e nel male, anche quest’ultimo goticheggiante capitolo della Hell House Saga a far un minimo di paura pare esserci riuscito, il merito va tutto a quattro stanze, una pendola zeppa di segreti, qualche POV al cardiopalma e alla solita coppia di creepy puppets clowns a grandezza (sopran)naturale.