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Harry Palmer – Il caso Ipcress

2022
Titolo Originale:
The Ipcress File
REGIA:
James Watkins
CAST:
Joe Cole (Harry Palmer)
Lucy Boynton (Jean Courtney)
Tom Hollander (Dalby)

Il nostro giudizio

Harry Palmer – Il caso Ipcress è una serie tv del 2022, scritta da John Hodge e diretta James Watkins.

Dal 7 settembre è disponibile su Sky Atlantic e Now la miniserie british dal sapore decisamente retrò, Harry Palmer – Il caso Ipcress, riadattamento cinematografico, non propriamente leale con l’originale, del bestseller del 1962 di Len Deighton, “La pratica Ipcress”, a cui hanno fatto seguito altri 5 romanzi, l’ultimo pubblicato nel 1976.  La miniserie è stata scritta da John Hodge e diretta da James Watkins ed è stata trasmessa in Inghilterra dal 6 marzo al 10 aprile 2022.   Siamo alle prese con una storia di spionaggio ambientata negli anni ’60. Il mondo è diviso in tre parti: USA, URSS e Terzo Mondo; c’è la minaccia del comunismo, ci sono le insidie del capitalismo, c’è il terrore di una terza guerra mondiale, c’è l’intimidazione provocata dalla questione nucleare e poi c’è anche e, forse, soprattutto questo, la “retorica apocalittica”. In questa storia, in particolare, c’è anche Harry Palmer (Joel Cole), veterano delle Guerra di Corea, che per sopravvivere fa quel che può: è un contrabbandiere ammanicatissimo del mercato nero della Berlino squarciata in due dagli anni ’60 che viene scoperto e arrestato. Per gli appassionati di curiosità, in realtà, sulla carta, Harry Palmer,  non aveva alcun nome, è stato Michael Caine (primo a prestare il volto al personaggio ideato da Deighton nel film del 1963) a proporlo. Dopo il primo film ci sono stati altri 4 riadattamenti cinematografici dei romanzi sempre interpretati da Caine, con il quale Cole non può far a meno di confrontarsi. I loro Palmer sono diversi, ma entrambi perfettamente riusciti nell’apparire disconnessi con il resto degli avvenimenti che attanagliano il mondo.  Tornando alla storia: prima del suo arresto, il talento e l’intelligenza di Palmer hanno catturato l’attenzione del Maggiore Dalby (Tom Hollander) che decide di concedergli, almeno temporaneamente, la libertà in cambio del suo supporto in un caso particolarmente complesso.

Harry entra così a far parte del WOOC(P), esclusivissima sezione di controspionaggio inglese. Dalby ha bisogno di Palmer per ritrovare uno scienziato britannico, il Professor Dawson (Matthew Stree), presumibilmente, rapito dai russi. Ciò che il mondo dei servizi segreti americani e inglesi sanno bene, tanto quanto, evidentemente, i russi, è che quella del Professor Dawson è la mente in grado di costruire un ordigno nucleare spietatamente moderno e potente. Ad affiancare Palmer nell’indagine c’è Jean Courtney (Lucy Boynton), intelligente, sofisticata e determinata ad affrancarsi  dal ruolo che la società, in quanto donna, le impone. Mentre l’indagine si dipana, incorniciata da città come Londra, Berlino e Beirut, i segreti smascherati e gli scheletri tirati fuori dagli armadi, lasciano presagire uno scenario nettamente più pericoloso di quanto non apparisse in partenza; e allora tutto è giustificato, i fini, ancora una volta, la fanno da padroni sui mezzi e, in questo contesto, già di per se complesso, anche i servizi segreti e CIA sembrano, a volte, non essere dalla stessa parte. La chimica fra Cole e Boyton è palpabile fin dal principio, suggellata non solo da due ruoli che sembrano essere cuciti su di loro, ma dagli stessi personaggi opposti e identici che interpretano: in cerca di riscatto, morbosi nella loro  smania di dimostrare di essere i più bravi, totalmente a proprio agio nel loro lavoro tanto quanto a disagio nell’ordinarietà della vita privata e quotidiana.

Lo show è ambiguo quanto gli anni che racconta, tutti interpretano un ruolo consapevoli di non potersi fidare ciecamente di nessuno, ognuno può essere al tempo stesso alleato e nemico e comprendere chi fa il doppio gioco in un ambiente dove l’abilità di mentire è ciò che ti rende più prossimo al successo, non è semplice. Ma è anche uno show che non trascura l’aspetto emotivo e intimistico dei personaggi: in lotta costante con il pericolo di essere traditi non solo da colleghi e collaboratori, ma anche dai loro stessi demoni interiori. Ci sono le serie tv da guardare mentre si scorre nelle home dei Social Network e quelle da seguire con estrema attenzione, Harry Palmer – Il caso Ipcress appartiene a quest’ultima categoria. Sarebbe un peccato non godersi ogni singolo dettaglio che lo rende un lavoro gustosissimo: dalle ambientazioni esotiche ai costumi, dal cinismo tipico dell’interpretazione britannica al sofisticato e abile gioco tarato su una  fotografia dai toni vintage. Spy story e thriller psicologico si rinnovano e alimentano vicendevolmente per tutto il corso dei sei episodi dando vita ad un clima di tensione costante anche in quanto ad intensità. Non ci sono vere e proprie escalation, è un po’ come guardare un equilibrista col paracadute camminare su una fune. Fa da spalla al clima di tensione un efficace “angolo olandese”, a cui si è fatto ricorso anche per il film del 1963, sui cui si annida ogni singola scena  che,  supportato da un’interpretazione“all’inglese” di un cast abilissimo nel destreggiarsi fra fascino, carisma e compostezza, rende lo show vincente.