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Hardcore

1979
Titolo Originale:
Hardcore
REGIA:
Paul Schrader
CAST:
George C. Scott (Jake Van Dorn)
Peter Boyle (Andy Mast)
Season Hubley (Niki)

Il nostro giudizio

Hardcore è un film del 1979, diretto da Paul Schrader.

Paul Schrader è un calvinista nato a Grand Rapids nel Michigan, e proprio in questa cittadina ambienta la prima parte di Hardcore. George C. Scott è legato come lui a una dottrina confessionale che secondo un’interpretazione rigida deve regolare la vita quotidiana e non solo quella spirituale. Il film si apre quindi sulla celebrazione del Natale, alla vigilia della partenza della figlia del protagonista per un meeting californiano della Gioventù Calvinista. A tavola, discussioni sulla Bibbia, preghiere, reprimende contro il malcostume. La ragazzina, una volta partita, non farà più ritorno a casa, e un detective sguinzagliato dal padre la ritroverà protagonista di un film porno e in procinto di venire fatta fuori in uno snuff (il tema della “morte in diretta”, comunque, non è che tangente rispetto alle direttive principali della sceneggiatura).

Hardcore è ricco di simboli non soltanto religiosi. Scott compie un viaggio verso Sodoma e Gomorra accompagnato da una specie di Virgilio corrotto nei costumi (Boyle). Alla fine la sua sortita nel mondo esterno accrescerà l’importanza dei valori in cui crede (e sottolineerà il conflitto tipico della cultura americana tra provincia rurale e città); ma allo stesso tempo modificherà il suo atteggiamento nei confronti della realtà (che ha sempre finto di non vedere). Schrader appartiene alla comunità religiosa del suo protagonista, ne condivide i presupposti etici ma allo stesso tempo ne critica l’aspetto isolazionista. Grand Rapids è mostrata nella sequenza dei titoli come una specie di presepe. Sarà tutt’altra immagine quella che verrà data, in seguito, della città tentacolare e peccatrice, dove la notte fa capolino anche di giorno. È poi squisitamente teologica la riflessione sulla colpa, dato che la sorte della figlia è vissuta dal padre come un contrappasso («Ma cosa ho fatto, io…?» grida Scott dopo aver visto il filmino a luci rosse).

Schrader è un profondo conoscitore della tradizione cinematografica (non solo americana: il suo libro Il trascendente nel cinema – Ozu, Bresson, Dreyer, Donzelli editore, è un capolavoro). Per questo non è sfuggito come nella struttura Hardcore sia in realtà una rivisitazione di Sentieri Selvaggi. Nel rapporto con il classico fordiano, Schrader si concentra soprattutto sul tema del tempo. Prima di tutto Hardcore fa dell’ellisse un espediente fondamentale, poi sottolinea il viaggio all’inferno del protagonista attraverso il passaggio delle stagioni (dall’inverno alla precoce primavera, fino all’estate). Raffrontandosi al classico di  John Ford, Schrader sa di rivestire il proprio racconto di una luce particolare. Se Sentieri Selvaggi rappresenta la quintessenza epica di un tema, quello del viaggio come prova esistenziale, ecco che Hardcore amplifica questa componente dimostrando la modernità e l’urgenza attuale della metafora.