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Grimm – Stagione 1

2011
Titolo Originale:
Grimm
CAST:
David Giuntoli (Nick Burckhardt)
Russell Hornsby (Hank Griffin)
Bitsie Tulloch (Juliette Silverton)

Il nostro giudizio

Grimm – Stagione 1 è una serie tv del 2011, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2012, ideata da David Greenwalt e Jim Kouf.

Si intitola Grimm, è prodotta dalla statunitense Nbc e il suo protagonista è tale Nick Burckhardt, giovane poliziotto di Portland. Che passerebbe il tempo ad arrestare criminali e sposare la fidanzata, ma “purtroppo” un’anziana zia malata lo raggiunge per rivelargli la verità: i suoi genitori non sono morti in un incidente stradale, come ha sempre creduto, ma sono caduti sotto i colpi di creature malvagie. Appartenevano, come lui, ai Grimm, una dinastia millenaria che fin dal medioevo, oltre a scrivere libri di fiabe, cataloga mostri e studia tecniche per liberare la Terra dal male. Questo è il motivo per cui Nick ha iniziato a vedersi circondato da uomini e donne dai volti sfigurati in maschere orride, perché è in grado di vedere la loro vera natura: lupi cattivi e orchi affamati esistono davvero, non sono solo invenzioni fantastiche della tradizione orale popolare.

Il pretesto narrativo di Grimm non sarebbe poi malaccio, se non fosse che la realizzazione appare troppo debitrice ad altre serie di successo. Oltre a Buffy – a partire da un protagonista incaricato di una missione appena muore il suo predecessore fino ad arrivare ai volti deformati di demoni, spiriti, vampiri – viene in mente l’altrettanto longeva Supernatural (il poliziesco mescolato al soprannaturale) e di originale sembra restare ben poco. Senza contare che, nell’approccio ai casi e nella struttura narrativa, ci si avvicina a uno qualsiasi degli innumerevoli crime show che popolano gli schermi al di qua e al di là dell’oceano.

Intendiamoci, Grimm funziona a sufficienza: l’incipit di ogni episodio, legato a una diversa fiaba degli arcinoti fratelli tedeschi (da Cappuccetto Rosso a Riccioli d’Oro) è suggestivo, così come lo è, almeno in potenza, la possibilità di trasfigurare nella contemporaneità gli elementi evocativi di racconti tanto archetipici (come nell’episodio pilota, dove le ragazzine con la felpa rossa vengono “cacciate” da un lupo pedofilo). Ad affiancare il protagonista, oltre a un collega di lavoro opposto e complementare, c’è anche la spalla “comica” fornita da un lupo cattivo vegetariano, spesso sul punto di lasciarsi andare all’istinto della propria natura ma sempre armato di buone intenzioni.

A vanificare le allettanti premesse iniziali di Grimm, però, è la struttura narrativa tanto convenzionale (il protagonista bravo ragazzo senza ombre, l’investigazione imprigionata nella ripetitività del “caso della settimana”) da lasciare allo spettatore un’ineludibile sensazione di déjà vu. Che, certo, deriva dalle passate esperienze dei creatori della serie, David Greenwalt e Jim Kouf (entrambi produttori di Angel, il primo ha lavorato anche a Buffy e Moonlight, il secondo a Ghost Whisperer), e dalla moda di saccheggiare l’universo fiabesco medievale e ottocentesco della produzione cinematografica e televisiva recente. Ma che è data, almeno per ora, soprattutto dalla mancanza di coraggio nel maneggiare una materia in potenza immaginifica.