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The Green Inferno

2013
Titolo Originale:
The Green Inferno
REGIA:
Eli Roth
CAST:
Lorenza Izzo (Justine)
Ariel Levy (Alejandro)
Aaron Burns (Jonah)

Il nostro giudizio

The Green Inferno è un film del 2013, diretto da Eli Roth.

Un gruppo di studenti attivisti viaggia da New York fino in Amazzonia per salvare una tribù morente, ma si schianta nella giungla e viene imprigionato dagli stessi indigeni che voleva proteggere. The Green Inferno è l’omaggio di Eli Roth ai cannibal movie italiani, così come il prolungamento del suo dittico di Hostel, ma su un registro più ludico. Tra i filoni meno rispettabili del cinema exploitation europeo degli anni 70 e 80, il genere cannibalico possiede tuttavia i suoi titoli di gloria apprezzati dagli appassionati, come Ultimo mondo cannibale e Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, Il paese del sesso selvaggio o Cannibal Ferox di Umberto Lenzi. Cannibal Holocaust, soprattutto, si è imposto come un titolo famoso ed emblematico della moda del cinema gore all’inizio degli anni Ottanta, spostando i limiti del rappresentabile e della decenza, oggetto di scandalo che faceva strame dei principi morali più elementari con un cinismo ancora più atroce delle sue immagini. Impossibile, dunque, per Eli Roth fare meglio – o peggio, dipende dai punti di vista – del suo infame modello, e lui lo sa.

Se The Green Inferno è molto più disgustoso e scioccante della maggior parte dei film dell’orrore girati attualmente, non cerca di eguagliare Deodato, né di polverizzare i record del torture porn, genere sfortunatamente lanciato da Hostel e il suo seguito, film che valgono molto più della loro genia illegittima e miserabile. Niente stupri, razzismo e massacri di animali realizzati senza trucchi in The Green Inferno, e nessun ricorso al falso found footage o al documentario farlocco inventato da Cannibal Holocaust e ripreso in numerosi film di genere, a cominciare da The Blair Witch ProjectSi noterà che The Green Inferno è un film casto, senza nudità, mentre si smembra e si divora allegramente e il sangue scorre a fiumi, ennesima prova che il puritanesimo del cinema americano tollera assai meglio la morte più selvaggia di un seno denudato, anche in mezzo alla giungla. Per contro, Roth esaspera la dimensione satirica e sarcastica, già presente in Hostel, prendendosi gioco delle relazioni che i cittadini degli Stati Uniti intrattengono o credono di intrattenere con il resto del mondo. Dopo il turismo sessuale, il delirio consumistico e il capitalismo selvaggio criticati nel registro da incubo di Hostel, è la buona coscienza umanitaria a essere messa alla berlina. Dei giovani americani decisi a impegnarsi nella giusta causa della salvaguardia della foresta tropicale e delle sue popolazioni primitive sacrificate sull’altare del capitalismo e del mondo moderno. I militanti ecologisti scopriranno più tardi che sono stati manipolati da un falso leader carismatico e vero farabutto. Questo argomento consente a Roth di rovesciare diverse situazioni per arrivare a un ribaltamento crudele che vedrà gli amici degli Indiani tra le mani di una tribù di cannibali.

Molto meno serio che in Hostel, Eli Roth dà libero sfogo alla sua vena sbarazzina, pretesto a delle scene sanguinolente ma anche di humour scatologico degno delle sexy commedie di serie Z di cui il regista sembra ugualmente essere ghiotto. Vero guilty pleasure, The Green Inferno non si impone come il grande film horror che avrebbe potuto essere, meno radicale dei due Hostel, malgrado delle sequenze d’antologia che se la battono in crudeltà e in isteria con i loro modelli firmati Deodato e Lenzi. Ma consolida anche lo statuto particolare del cinema del cattivo soggetto Eli Roth, buffone, volgare e disinibito, ma portatore anche di un vero sguardo ironico sul proprio Paese e sui difetti ridicoli della nostra epoca. Il film più odiato dalla critica del Festival di Toronto, il che è sempre rassicurante.