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Gravity

2012
Titolo Originale:
Gravity
REGIA:
Alfonso Cuarón
CAST:
Sandra Bullock (Dottoressa Ryan Stone)
George Clooney (Matt Kowalsky)
Paul Sharma (Shariff)

Il nostro giudizio

Gravity è un film del 2012, diretto da Alfonso Cuarón.

L’ingegnere medico Ryan Stone è al suo primo viaggio tra le stelle, il veterano Matt Kowalsky è alla sua ultima passeggiata prima della pensione. Un guasto su una stazione lontana provoca la distruzione dello shuttle cui stanno lavorando. Muoiono tutti, a parte loro due, che però restano sospesi, senza base e senza approdi, con l’ossigeno che svanisce in fretta, poco carburante e la terrificante profondità del Nulla pronta a inghiottirli.

Innanzitutto, non fatevi ingannare: Gravity non è un film di fantascienza. Certo, si svolge (quasi) interamente nello spazio profondo e i protagonisti sono due astronauti in missione nel cosmo. E di sicuro – chi scrive non è un’esperta di astrofisica né di ingegneria aeronautica, dunque non può metterci la mano sul fuoco – l’avventura raccontata nell’ultimo film di Alfonso Cuaron forza in più di un dettaglio la realistica quotidianità degli astronauti della Nasa.

Ma Gravity non è un film di fantascienza perché il filo di tensione che lo tende si aggancia a terrori primitivi, ad angosce trasversali, a ipotesi presenti. I suoi personaggi non sono uomini del futuro inguainati in tutine ultratecnologiche, le sue astronavi non sono levigate macchine di perfezione in cui far sparire, per incanto, le leggi della fisica. In assenza di gravità ci si muove a fatica, come nel profondo dell’oceano, e aprire un portellone o far partire una navetta sono cose più facili a pensarsi che a farsi davvero. Per morire, basta una svista da niente.

Gravity, più di tutto, è un survival movie. Inizia un giorno come tanti, nell’immensità del vuoto oltre atmosfera: l’ingegnere medico Ryan Stone (Sandra Bullock) è al suo primo viaggio tra le stelle, il veterano Matt Kowalsky (George Clooney) è alla sua ultima passeggiata prima della pensione. Un guasto su una stazione lontana provoca una reazione a catena che provoca una pioggia di detriti che provoca la distruzione dello shuttle cui stanno lavorando Stone e Kowalsky: muoiono tutti, a parte loro due. Che però restano sospesi, senza base e senza approdi, senza la rassicurante voce di “Houston” (in originale, quella di Ed Harris), con l’ossigeno che svanisce in fretta, poco carburante e la terrificante profondità del Nulla pronta a inghiottirli. Attenzione, non fatevi ingannare: Gravity non è la storia di un uomo e una donna abbandonati nello spazio in condizioni critiche.

L’unica protagonista è Ryan. Il suo respiro mozzato, la visuale sempre più appannata mentre l’aria si assottiglia, le sue parole spezzate ripetute come inutili mantra, l’ansia di sopravvivenza che risuona accesissima anche nel posto in cui, più di ogni altro, la vita è proibita.