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God Is a Bullet

2023
Titolo Originale:
God Is a Bullet
REGIA:
Nick Cassavetes
CAST:
Nikolaj Coster-Waldau: detective Bob Hightower; Maika Monroe: Case Hardin; Karl Glusman: Cyrus; January Jones: Maureen Bacon; Jamie Foxx: The Ferryman; Ethan Suplee: Gutter

Il nostro giudizio

God Is a Bullet è un film del 2023, diretto da Nick Cassavetes.

Dio è grande, dicono alcuni. Dio è buono, affermano altri. Ma per il caro vecchio Nick Cassavetes, strano ma vero, God Is a Bullet. E se a dirlo è uno solitamente abituato a cavar fuori patemi e buoni sentimenti a forza di zuccherose ruffianate e stucchevoli (un)happy ending, beh, qualcosa di losco deve pur bollire in pentola, no? Quantomeno se il suddetto figlioccio d’arte pare stavolta aver rischiosamente abbandonato la familiare confort zone del dramma strappalacrime per addentrarsi nei sudici e impervi terreni del pulp più sordido e lercio, adattando per lo schermo il rugginoso romanzo d’esordio di Boston Teran con un piglio decisamente ribaldo e maramaldo che, in tutta sincerità, mai gli avremmo immaginato ostentare. Ma d’altronde si sa, sporcarsi le mani, soprattutto con un ombroso revenge movie ben condito da droga, vomito, gustosi fuck you! e parecchia emoglobina, porta con sé i suoi inevitabili rischi. E così come il buon Cassavetes, anche l’integerrimo detective Hightower (Nikolaj Coster-Waldau) non sembra affatto il tipo da tirarsi indietro dinnanzi al rischio, tanto forti e incrollabili sono il proprio senso della giustizia e il parallelo amore per l’amata figlioletta Gabi (Chloe Guy).

Quando quest’ultima verrà infatti rapita a tradimento dagli invasati seguaci tatuati della satanica cricca del Sentiero della Mano Sinistra, capitanati dal folle leader Cyrus (Karl Glusman), il nostro impavido tutore della legge alquanto timorato di Dio sarà costretto, suo malgrado, a scendere in campo, affiancato in questa disperata missione di salvataggio dalla giovane traumatizzata Case (Maika Monroe), ex adepta della temibile setta ed unica a potersi nuovamente infiltrare nel mezzo di questa tamarrissima Mason Family di novella generazione. Grazie ai sibillini consigli spirituali di uno sciamanico tatuatore monco (Jamie Foxx) e del balsamico conforto di parecchia rabbia repressa, questa improbabile quanto affiatata stranissima coppia si addentrerà in un desolato road movie ben condito di botte, sangue, violenza alè alè, in un mondo marcio e corrotto capace di far vacillare anche la più solida delle fedi dinnanzi all’amara consapevolezza che, senza la scusa di Dio e del Diavolo a giustificare il Bene e il Male, l’unica vera Legge Divina pare quella pronta a fuoriuscire dall’imparziale canna di una pistolona. O di un fucile a canne mozze, se preferite.

È inutile girarci intorno: comunque la si voglia mettere, God Is a Bullet è e rimarrà sempre troppo, sotto molti – anzi, forse per l’appunto troppi – punti di vista. Troppo lungo, con i suoi titanici 155 minuti che, detto fra noi, per una storiella di vendetta in odor di Liam Neeson e fede tradita, paiono oggettivamente ingiustificati. Troppo oscuro nella sua insistita tenebrosità che tanto vorrebbe strizzare l’occhio ai rugginosi noir postmoderni di Jeremy Saulnier e S. Craig Zahler senza ammettere che, ehi, non bastano le lievissime zaffate di criminalità di un titolino come Alpha Dog per saper maneggiare una materia tanto delicata. E infine, ultimo ma non ultimo, decisamente troppo illogicamente (iper)violento per risultare anche solo vagamente credibile, laddove anche proiettili di piccolissimo calibro e modestissime spranghe di ferro si mostrano in grado di deflagrare un corpo umano come nemmeno i più anarchici e sanguigni sogni bagnati di Tarantino e Rodriguez oserebbero mai partorire. Un eccesso fine a sé stesso, insomma, misurabile tanto nell’insensata quantità di emoglobina e frattaglie pronte letteralmente ad inondare lo schermo nell’ultimo concitato (e inutilmente cruento) atto, così come anche in un overacting al contempo grottesco e fastidioso, il cui unico vero contributo pare quello di renderci, se possibile, ancora più indigesti personaggi così tanto bidimensionali da meritare nulla più che una sana e corposa seggiolata sul grugno. Sperando che il suddetto grugno non esploda come un mortaretto, s’intende.