Gli amanti passeggeri è un film del 2013, diretto Pedro Almodóvar.

Stavamo aspettando un nuovo thriller, speranzosi che la svolta horror di La pelle che abito producesse nuovi e sorprendenti effetti, ma ecco che Pedro Almodóvar decide di tornare alla commedia per una taumaturgica immersione nello humour.

Certo, per quanto la maggior parte dei suoi film siano pervasi da spirito e divertimento, non si può dire che quest’ultimo sia il genere più praticato dal cineasta manchego, che a parte le donne sull’orlo di una crisi di nervi forse non vi si è mai dedicato pienamente (con buona pace di Pepi, Luci, Bom, Kika & co.). Sembra un’ennesima sperimentazione, quindi, anche se forse più di ripiegamento e riparo visto che quel che traspare da Gli amanti passeggeri è un istintuale ritorno all’età d’Oro – quella della Movida, della trasgressione e della scoperta – e alle figure più rassicuranti del proprio passato.

Dal cammeo iniziale (che mette finalmente insieme, sullo stesso set, Banderas e Cruz) a interpreti e dinamiche, dentro e fuori quell’aeroplano in emergenza si alternano ancora una volta temi e attori cari al regista. Il che ha comportato un’attenzione diseguale alla sceneggiatura, poco fluida nella prima parte, meno, ma perché supportata dalla costruzione dei personaggi e dall’incedere dello sviluppo, nella seconda. Giocosità e pazzia dominano, e questo è lo spirito.

Non resterà l’Almodóvar migliore, ma è anche vero che – come detto – i confronti sono difficili. Gli amanti passeggeri è comunque un tentativo più deciso di altri, nato da una necessità, ma che regala momenti esilaranti che non deluderanno i fan meno sessuofobi e più nostalgici degli eccessi dello scorso millennio e che ha l’indubbio merito di esser tenuto insieme dal coro dei tre steward gay. Anche in senso vocale, vista l’interpretazione – già cult – di I’m So Excited delle Pointer Sisters.