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Girl on the Third Floor

2019
Titolo Originale:
Girl on the Third Floor
REGIA:
Travis Stevens
CAST:
Phil Brooks (Don Koch)
Trieste Kelly Dunn (Liz Koch)
Sarah Brooks (Sarah Yates)

Il nostro giudizio

Girl on the Third Floor è un film del 2019, diretto da Travis Stevens.

Di case antropomorfe il cinema di genere è pieno. Un signore chiamato Roger Corman si giustificò davanti ai produttori, che gli chiedevano conto sulla mancanza di un mostro ne I vivi e i morti, con un semplice: “La casa è il mostro”. Un esempio più recente è invece rappresentato dall’abitazione biblica di Madre!, il film di Aronofsky cui questo Girl on the Third Floor rubacchia giusto l’aspetto più puramente horror. Travis Stevens in effetti di horror se ne intende: pur al suo esordio alla regia, è stato produttore, tra le tante, di pellicole di rilievo come Starry Eyes e l’antologico XX – Donne da morire. Dal punto di vista sia registico che di scrittura, la mano c’è: cura dell’immagine, inventiva e volontà di shockare. Ma soprattutto Girl on the Third Floor è un film d’atmosfera, lento in certi passaggi ma che aggiunge un poco alla volta, suscitando fastidio e tenendo gran parte in serbo per un finale esplicativo e cruento. Don si reca presso la casa che ha appena acquistato, con cassetta degli attrezzi e cane al seguito: l’obiettivo è ristrutturarla prima del definitivo trasferimento insieme alla moglie Liz, in dolce attesa. Presto però si renderà conto che il lavoro è più difficile di quello che sembri. Dai muri fuoriesce del liquido nero, le pareti cedono, così come le travi del soffitto, ed i rubinetti rilasciano tutto tranne che acqua.

In più Sarah, una ragazza del posto, fa di tutto per indurlo in tentazione senza che lui opponga poi tanta resistenza. La situazione sembra sempre più precipitare, mentre l’alone di mistero che circonda quella casa inizia a diradarsi. Ed in effetti il segreto è tutto tra quelle quattro mura che espellono rimasugli non troppo equivoci di materia organica. Il topos dell’abitazione in cui un terribile passato rimane permeabile viene qui sfruttato in maniera molto vicina al sottogenere body horror: la fotografia degli interni è patinata al punto giusto per creare il contrasto con le schifezze che si muovono dietro le pareti, fungendo anche da metafora del nuovo inquilino, un egoista e narcisista nascosto dietro la maschera dell’uomo per bene e del futuro padre di famiglia. La fisicità e l’espressività di Phil Brooks, ex wrestler e MMA artist, in questo senso rende perfettamente giustizia al personaggio, così come Sarah Brooks non deve fare tanta fatica nel calarsi nel ruolo della maliziosa ragazza della porta accanto. Adatta, ma non troppo diversa, anche Trieste Dunn Kelly nelle vesti della moglie, anche se va detto che il suo personaggio entra di prepotenza nell’ultimo quarto di film dopo troppo tempo speso da quasi comparsa.

Sicuramente la fase centrale mette un po’ troppo alla prova l’attenzione e il plot twist arriva forse con qualche minuto di ritardo, ma da lì in poi il film di Stevens riprende quota, regalando una spiegazione e una conclusione davvero d’impatto. Emerge l’elemento erotico e, seppur solo accennato e frenato, l’effetto è sufficientemente ambiguo, al confine tra sensuale e macabro. Di pregevole fattura, infine, anche il mostro al femminile e di gran qualità gore l’auto-scuoiamento finale. Il tutto grazie agli ottimi effetti speciali artigianali che portano la firma di Dan Martin, professionista chiamato in causa più volte da uno come Ben Wheatley. Girl on the Third Floor è dunque un buonissimo prodotto che difetta soltanto nel ritmo e nel non aver riservato più attenzioni ai caratteri femminili a fronte di quello che, in fondo, è il messaggio finale.