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Ghosts of War

2020
REGIA:
Eric Bress
CAST:
Brenton Thwaites (Chris)
Theo Rossi (Kirk)
Skylar Astin (Eugene)

Il nostro giudizio

Ghosts of War è un film del 2020, diretto da Eric Bress.

Secondo Eric Bress, sceneggiatore e regista di Ghosts of War, la Seconda Guerra Mondiale fu la “guerra buona”. Non è un caso che abbia scelto proprio quella per dare l’avvio alla sua sorprendente storia. Ghosts of War è un film del genere “soldati vs. le tenebre soprannaturali”, filone che si regge su un paradosso mai completamente affrontato. Come può un fantasma, un demone Kandariano o un pagliaccio con i denti da squalo, impressionare dei soldati che hanno appena visto i propri compagni sbudellati dalle bombe? La saggista Julia Briggs non a caso dice che durante il primo conflitto mondiale il mercato delle ghost stories si esaurì poiché “l’inferno della guerra” rendeva le storie di spiriti banali e sciocche, mentre oggi possiamo dire che la lotta al terrorismo e le “missioni di pace” a distanza, in Afghanistan e Iraq abbiano dato vita a una rinascita dell’horror cinematografico, sia con storie di fantasmi tradizionali (Insidious e la serie Hill House) che il violentissimo filone dell’“home invasion”. Un conto però è metabolizzare con l’arte le paure del proprio tempo e un conto affrontare direttamente il binomio “orrore reale/orrore soprannaturale” in un crossover tra guerra e horror. Certo, ci sono stati e continuano a esserci dei tentativi. Il più riuscito in ambito letterario fu il racconto di Ambroce Bierce, Accadde al ponte di Owl Creek, citato apertamente da Bress.

Tornando al film di Eric Bress, bisogna ammettere che è produttivamente molto piccolo e penalizzato da un uso becero del CGI. Inoltre ha un cast modesto, personaggi caratterizzati in modo stereotipato eccetera, ma si basa su un’idea vincente che riesce a sorprendere e far riflettere duro sulla questione americana della guerra, meglio di tante mega-produzioni zeppe di retorica e “attoroni”. Il battaglione di soldati al centro della vicenda è sopravvissuto al bagno sanguinosissimo dello sbarco in Normandia ma finisce preda di spettri furiosi all’interno di un castello infestato nelle campagne francesi. Fin qui è lecito avere qualche perplessità, l’idea in sé è piuttosto prevedibile, ma Ghosts of War non è assolutamente tutto qui. Non si tratta di una innocua storia dei fantasmi: è molto di più. Va ricordato che Bress è il regista e sceneggiatore del pregevole The Butterfly Effect (2004, in coppia con J. Mackye Gruber) quindi aspettatevi un certo cambio di prospettiva rispetto a uno scenario tanto tradizionalista. Ghosts of War sembra spiegare una volta per tutte la necessità di film su spettri e soldati. La guerra e i mostri soprannaturali, le dimensioni altre e gli spiriti sono due cose collegate perché a) nulla più della follia di un conflitto militare può condurre gli uomini così al limite da permettergli di varcare il confine che separa i vivi e i morti. La mente sconvolta dalle bombe e gli spari diviene una porta spalancata su un mondo altro e un passaggio verso il nostro.

E b) la percezione del fantastico tra le bombe, con visioni di santi e di soldati fantasma, è di per se stessa salutata positivamente dalla psicologia. Quando la realtà diventa insostenibile l’uomo ricorre agli spettri, così da metabolizzare i traumi e non implodere nella sua stessa follia raziocinante. Ma c’è dell’altro. Bress sceglie la Seconda Guerra Mondiale per un motivo preciso. Vuole dimostrare che per quanto sia ancora percepita come una “guerra giusta”, non esistano guerre giuste, né dal lato dei vinti che da quello dei vincitori, alla faccia delle distinzioni manichee alla John Wayne tra buoni e cattivi, indiani e cowboy. L’esperienza della guerra è ogni volta l’esperienza di un inganno. I soldati finiscono per rendersi conto di essere pedine manipolate a piacimento da qualcuno che non smetterà mai di rimanere al sicuro e al potere, inviando “carne povera” verso le bombe. In ogni film di guerra c’è la faccia disincantata di giovani invecchiati alla velocità di una mitragliata e lo sguardo sperduto e tradito di chi ha dato se stesso per una bugia. Gli spettri di guerra sono l’urlo millenario, congelato nel tempo, di chi ha pagato per qualcosa che non ha commesso e cerca riscatto. Insomma, non c’è castello più infestato e inespugnabile del cranio di un soldato sopravvissuto a una guerra. Dietro quegli occhi, decine di spiriti vagano in attesa di una degna sepoltura che li restituisca all’infinito. Ma dovranno aspettare che anche il corpo di chi è sopravvissuto a loro, l’abbia per se stesso.