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Gaia

2021
REGIA:
Jaco Bouwer
CAST:
Monique Rockman (Gabi)
Carel Nel (Barend)
Alex Van Dyk (Stefan)

Il nostro giudizio

Gaia è un film del 2021, diretto da Jaco Bouwer.

Durante una missione di sorveglianza in una foresta incontaminata, Gabi (Monique Rockman), una guardia forestale, incontra due sopravvissuti, padre e figlio (Carel Nel e Alex van Dyk), che seguono uno stile di vita post-apocalittico. I due hanno sviluppato nel tempo una propria religione secondo il mito della Natura, ma l’arrivo di una donna civilizzata nella loro capanna mette in dubbio l’equilibrio raggiunto in tanti anni. Gabi sta per scoprire che questi primitivi non rappresentano di per sé un pericolo, ma che la minaccia più grande è al di là della capanna, nascosta tra gli alberi, dove l’umanità non è contemplata. La XYZ Films non è riuscita negli anni a guadagnarsi la popolarità della gemella A24. Eppure, nonostante la prima si sia sempre interessata unicamente al cinema di genere, nel tempo ha arricchito un catalogo in qualche modo più variegato e meno canonizzabile di quello della seconda. L’ultimo film distribuito dalla XYZ è un eco-horror sudafricano dai forti richiami biblici, che in una sequenza di tentato sacrificio riprende la storia di Abramo e suo figlio Isacco. Ma il racconto abramitico sta adesso a simboleggiare lo stato attuale della politica dell’ecologia.

Spiega lo stesso regista di Gaia: “L’umanità, dotata del potere di alterare il mondo in modi ritenuti impossibili prima, è guidata da una generazione completamente pronta a sacrificare la propria prole.” Siamo quindi in un eden pericoloso e tossico, inquinato da secoli di storia, che anziché respingerci si vendica facendo proprio chiunque lo attraversi e lo combatta. Divenire natura, non per mezzo di un dolce panismo, ma lasciandosi invadere da spore e pollini che cancellano la nostra umanità. I protagonisti finiscono per subire la natura come per una malattia, un virus, per poi riscoprire i propri corpi in una forma vegetale, in composizioni impressionanti e splendide di funghi, muffe e foglie che richiamano un po’ i quadri di Arcimboldo.

La fotografia di Jorrie van der Walt è raffinatissima, e i suoi toni freddi accentuano bene l’essenza inquietante di una foresta crudele. Quella dipinta in Gaia è una realtà dove non c’è più spazio per uomini e donne, un anti-eden dove la storia dell’uomo, piuttosto che nascere, si conclude. Tra questi alberi anche la dimensione onirica si macchia di morte, e l’inconscio diventa il luogo in cui le pulsioni sessuali vengono sublimate da un ricongiungimento forzato con la terra. Bouwuer, insomma, riesce a trattare temi ecologisti con sguardo attento, estetica ricercata e simboli originali. Eppure, il suo racconto convince solo a metà, ora ricco di fascino e mistero, ora ermetico e serioso. Un film sì cupo, ma talvolta fin troppo respingente, dove il confronto sofisticato tra civiltà industriale e cruda natura rischia di perdersi tra le molte direzioni di senso, verso un finale d’effetto ma fin troppo aperto.