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Fried Barry

2020
REGIA:
Ryan Kruger
CAST:
Gary Green (Barry)
Chanelle de Jager (Suz)
Brett Williams (Jono)

Il nostro giudizio

Fried Barry è un film del 2020, diretto da Ryan Kruger.

 Sia ormai chiaro: il rischio che gli alieni possano esistere ed entrare in contatto con noi è un concetto ormai morto e sepolto. La cosa più interessante, su cui si sono create negli anni due scuole di pensiero, è quanto possano essere o meno migliori di noi, sia moralmente che intellettualmente. Senza dubbio, la prima opzione è quella più spaventosa, perché condanna ancora di più l’umanità di quanto essa non faccia da sola. Barry “il fritto”, protagonista di questo bizzarrissimo esempio di fantascienza sociale, dell’umanità è senza dubbio un papabile portabandiera. Tossicodipendente, egoista, violento, pessimo marito e padre, durante una delle tante nottate di bagordi subisce il classico rapimento alieno con raggio traente. Un extraterrestre prenderà possesso del suo corpo e si lancerà in un dettagliato sopralluogo del pianeta sconosciuto, tra losche figure e degrado urbano. Quale sia la motivazione iniziale, se conoscere a fondo una papabile terra di conquista o semplice curiosità, non è dato saperlo: l’importante, come al solito, è il viaggio.

Diretto dall’inglese trapiantato in Sud Africa Ryan Kruger, Fried Barry può essere benissimo definito “un E.T. dei bassifondi”, visti anche i riferimenti più o meno velati al classico di Spielberg. Ovviamente Kruger, al suo primo lungometraggio, usa evidentemente registri diversi, tra momenti grotteschi ad altri più ironici. Basti pensare al momento della trasmigrazione, con tubi alieni che entrano negli orifizi meno graditi del malcapitato Barry. Si crea sin dall’inizio il divertente siparietto: anche posseduto dall’alieno, con una strana andatura e uno sguardo allucinato, Barry non è tanto diverso dai molti freaks che di solito dominano la scena notturna della periferia. Quasi sempre muto, salvo nei casi in cui ripete concetti che crede di aver compreso, l’alieno nel corpo umano osserva e conosce in prima persona tutte le brutture della Terra, ma anche quelle poche cose positive che salvano la specie. Alla vista delle prime scappa mentre, apprendendo le seconde, contribuisce addirittura a migliorare la fama del suo poco raccomandabile ospite. Che si tratti dunque di una ragazza ubriaca che vomita l’anima o di un padre amorevole che dà da mangiare al suo bambino, il Barry-abito (ma sì, citiamo Men in Black) vede e vive tutto per la prima volta, sapendo però discernere il buono e mostrare empatia. Questo è il messaggio di fondo, inquietante appunto: un essere di un altro pianeta, inconsapevole dei meccanismi del mondo in cui si trova, si rivela un umano migliore degli altri.

Lungo questo percorso a tappe c’è però spazio per tante belle, stranianti, scene di forte impatto, come un parto post-rapporto sessuale e un combattimento con in mezzo una motosega. A svettare è sicuramente la performance totale di Gary Green, col suo volto capace di prodursi in un numero indefinito di smorfie differenti, perfetto sia per il ruolo del tossico che dell’alieno. Una maschera tragicomica che speriamo di rivedere presto. Il film, dal canto suo, pecca ogni tanto nel ritmo e rischia spesso nel concentrarsi troppo sul protagonista, non mettendo sufficientemente a fuoco gli altri personaggi. Si è parlato di fantascienza sudafricana e del solo in apparenza immediato fil rouge che potrebbe legare Fried Barry alla filmografia di Neil Blomkamp. Il primo lungometraggio di Ryan Kruger non è e non vuole essere assolutamente un film politico, piuttosto una divertita e ben diretta commedia nera che racconta lo sfortunato viaggio di un alieno sul pianeta Terra.