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Fresh

2022
REGIA:
Mimi Cave
CAST:
Daisy Edgar-Jones (Noa)
Sebastian Stan (Steve)
Jonica T. Gibbs (Millie)

Il nostro giudizio

Fresh 

Fresh è una storia di uomini che mangiano donne, ma anche una storia in cui si incontrano stimoli diversi e distanti: torture porn e femminismo, love story e body horror, vegetarianismo e cannibalismo. Inizia come una commedia sentimentale, con il racconto di un amore che sboccia nel reparto frutta e verdura di un supermercato, un amore che si fa poi travolgente, famelico, ma destinato a consumarsi presto. Ci si  ritrova quindi nel territorio di una tradizione di horror clinici che parte da Occhi senza volto di Franju e che passa per La pelle che abito di Almodovar. Il passaggio è repentino e traumatico, ma al tempo stesso grottesco e divertente. Si parla a questo punto di un mercato di carne umana, con la nostra protagonista (la bravissima Daisy Edgar-Jones) ridotta a vera carne da macello. La mutilazione di gambe, tette e culi (guarda caso le parti del corpo che rimandano subito alla femminilità e al sesso) si tramuta qui in una negazione dell’identità personale e di genere.

Si è parlato di torture porn, ma Fresh sembra servirsi della struttura di questo sottogenere per operare continui capovolgimenti dell’aspettativa e giochi con lo spettatore. Il torture porn ha spesso guardato alla violenza sessuale e alle sevizie sui corpi di donna con occhio sadico e, appunto, pornografico. Il film di Mimi Cave, invece, rifiuta le regole del genere e afferma un racconto anti-pornografico e sinceramente femminista sulla violenza di genere. “Perché mangiate solo donne?” chiede la nostra protagonista al suo aguzzino. “Perché il mercato richiede questo. E poi, le donne sono più gustose” risponde lui. Che questo mercato di carne non sia anche il mercato cinematografico? E la nostra fame di corpi una fame di immagini? In fondo, l’horror e il porno si sono sempre nutriti di corpi femminili, sezionando e ricomponendo le loro parti per farne spettacolo e rivenderle al chilo. È questo un cinema viscerale, pulsante, ricco di contraddizioni almeno quanto di fascino. Come il macellaio-latin lover di Fresh e tutta la sua poetica del cannibalismo: per lui mangiare qualcuno significa darsi completamente all’altro, diventare una cosa sola, per sempre. È amore.

È chiaro a questo punto come la regista Mimi Cave e la sceneggiatrice Lauryn Kahn mettano da parte qualsiasi moralismo per mordere a fondo nelle questioni di genere, passando per quella “eliminazione del maschio” teorizzata da Solanas. In una scena di evirazione che ricorda quella praticata da Laura Gemser in Le notti erotiche dei morti viventi (Joe D’Amato, 1980), la protagonista mette in pratica l’annullamento del maschio per mezzo di un pompino, e cioè di una pratica spesso malvista dalla pornografia femminista. Ma lungi dall’essere un attacco alla soggettività delle donne, la rappresentazione di una fellatio mette spesso in scena il senso di controllo e potere esercitato dalla donna sul membro dell’uomo. Quando le attrici porno fingono dei morsetti sul pene e al tempo stesso guardano in macchina con malizia non fanno che accentuare questo potere, che può mettere fine alla virilità del partner da un momento all’altro. In Fresh, comunque, la protagonista non si limita a un morsetto. E forse era proprio questo che mancava all’horror degli ultimi tempi: un morso deciso e crudele alla mascolinità tossica, alle aspettative del pubblico, al cinema da piattaforma. Non male per un’opera prima.