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Flesh Contagium

2020
REGIA:
Lorenzo Lepori
CAST:
Pio Bisanti (Udolfo)
Shiri Binder (Ornella)
Simona Vannelli (Vera)

Il nostro giudizio

Flesh Contagium è un film del 2020, diretto da Lorenzo Lepori.

C’è un motivo per cui, ogni tanto, mi addentro nella selva oscura dell’horror indipendente italico ed odierno. Non per patriottismo, sia mai. E neanche per un insano voto fatto all’altare del bis, anche se, effettivamente, l’ho fatto in tempi non sospetti. Non si tratta, insomma, di ergersi a difensore ed unico adulatore di prodotti che sarebbe fin troppo facile trattare con superficialità. Film come Flesh Contagium, oggetto qui di umile analisi, meritano di essere raccontati, innanzitutto. Non recensiti nel senso canonico del termine, ma raccontati. Lorenzo Lepori, premettiamolo subito, con questo suo ultimo lavoro ha fatto diverse cose non indifferenti che andremo adesso a sviscerare. Rimane il gusto ludico per l’eccesso che ha sempre contraddistinto la sua regia e anche le sue collaborazioni da sceneggiatore ed attore. Quello stesso gusto per il macabro, o black humour se volete, che lo porta oggi, in questa fase della pandemia e con questo clima, ad uscire con un film dove un vaccino sviluppato troppo in fretta fa precipitare il mondo in un’apocalisse distopica piena d’infetti.

Quindi, la sceneggiatura, scritta a sei mani con Alex Visani e Antonio Tentori, ed i suoi contenuti. Sì perché questi ultimi ci sono e vanno aldilà di ciò che sembrerà più vistoso. Due coppie pronte a collidere e, intorno, deserte distese di boschi dove gli ultimi sopravvissuti cercano di sfuggire agli inquietanti Esecutori, provvisti di maschere antigas, fucili e machete. Si parte con Udolfo e Vera: lei si è infettata ed è diventata un folle mostro mangiacarne, lui la mantiene in vita dandole il suo sangue, trovandole prede e prestandosi anche a qualcosa di più. Poi arrivano in scena Ornella ed Helmut: lei è una schiava di guerra di stampo omeriano abbandonatasi a tutto, anche all’essere abusata, pur di sopravvivere; lui (Lepori stesso) uno Jena Plissken che però viene subito ucciso e mangiato da Vera. Rimangono dunque, si fa per dire, Udolfo ed Ornella, unici veri umani rimasti sul bilico del precipizio. C’è infatti una tensione, che è poi l’essenza stessa del film: l’umanità, con tutte le sue sensazioni e contraddizioni, come ultimo appiglio prima di cadere nell’orlo della disperazione. Eccessivo ma anche vero, nel momento in cui ogni rapporto messo in scena si denuda nella soddisfazione dei bisogni primari e nella realtà delle dipendenze più complesse. Striscia, sotto l’esasperata furia di Udolfo, l’irrequietudine per un’ultima occasione che, se colta, comporterà tuttavia delle scelte dolorose.

Flesh Contagium, dunque, comunica mostrando e senza perdersi in chiacchiere, sostenuto inoltre dalla stupenda colonna sonora e dalle credibilissime location. C’è poi lo sporco, quello in cui Lepori ama mettere le mani, ed in esso anche la volontà di stupire: le uccisioni, da questo punto di vista, sono un catalogo di violenze ed efferatezze che non si fermano agli occhi ma arrivano anche alla testa. Questo grazie anche al lavoro svolto sul set da Alex Visani in veste di direttore della fotografia e da Ugo Arizzi in quello di makeup artist. Per chi vorrà vedere senza pregiudizi di sorta, siamo dinanzi ad un film dai forti connotati e che sa costruire dalle macerie, inserendo sempre, anche dove crediamo di conoscere la strada, un elemento ambiguamente affascinante ed inedito. Per chi vuole i nomi, non aspettatevi dunque solo Massaccesi e Mattei, ma anche Henenlotter e Franco.