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Firestarter

2022
REGIA:
Keith Thomas
CAST:
Zac Efron (Andrew)
Ryan Kiera Armstrong (Charlene)
Sydney Lemmon (Victoria)

Il nostro giudizio

Firestarter è un film del 2022, diretto da Keith Thomas.

Charlie è una bambina schiva che a scuola non riesce a integrarsi. La causa sta, in parte, nell’educazione severa che ha ricevuto, ma soprattutto nella sua condizione straordinaria, che non può rivelare al di fuori della propria famiglia. Charlie, infatti, è pirocinetica: può far scattare un incendio con la sola forza del pensiero. Questo perché i suoi genitori, Andy e Vicky hanno partecipato molti anni prima a un esperimento medico in qualità di cavie. Le conseguenze sui partecipanti sono state atroci, tanto che i due sono stati gli unici a sopravvivere. Ma ne sono usciti cambiati, con una padronanza limitata di certi poteri telecinetici (tra tutti il controllo mentale). Da allora sono costretti a scappare di città in città, perché la DSI, che ha compiuto l’esperimento, vuole mettere le mani sulla loro bambina. Charlie non solo ha ereditato i poteri dei genitori, ma la forza del suo pensiero è tale da poter far scoppiare una catastrofe.

Stephen King è uno di quegli autori così prolifici che nel gruppo dei suoi adattamenti cinematografici si possono ritrovare alcuni tra i film più belli dell’horror statunitense così come gli esempi più terrificanti della serie B e Z. Firestarter, del 1984, è sempre stato un po’ nel mezzo: troppo freddo (!) e semplificativo per emozionare, ma nemmeno così tremendo da scadere nel trash. Semplicemente anonimo, piatto, anche se King lo definì “uno dei peggiori del gruppo”. Il film di Mark L. Lester, che in Italia circolò con il titolo improbabile di Fenomeni paranormali incontrollabili, è stato presto dimenticato. E il romanzo di partenza, L’incendiaria, ha dovuto aspettare il 2002 per una nuova trasposizione, stavolta televisiva (Firestarter: Rekindled) ma altrettanto deludente. Vent’anni dopo ci riprova Jason Blum, che acquista i diritti del libro e sceglie Keith Thomas (The Vigil) come regista. Il risultato è a dir poco atroce.

Ogni personaggio è tanto serioso e monocorde da non far scattare il minimo processo empatico, a partire dalla piccola Charlie, una bambina piagnucolona e irritante. Zac Efron è semplicemente improbabile nel ruolo del padre telecinetico, troppo giovane e belloccio per restituire il disagio mentale e le conseguenze fisiche della sua condizione. Mentre Michael Greyeyes, nella parte del cattivo Rainbird, non regge il confronto con il George C. Scott dell’84, che era realmente inquietante e viscido. La regia è affidata al pilota automatico, priva di qualsiasi umanità o gesto autoriale. Ma si tocca davvero il fondo con la fotografia di Karim Hussain (quello dei film di Brandon Cronenberg!) che ricorda certi prodotti semi-amatoriali da festival di provincia – in particolare nella sequenza finale, con il laboratorio di ricerca illuminato come la scena di un videoclip di terz’ordine. Che dire, stavolta non c’è davvero niente da salvare. Anzi, a guardare il romanzo di King trasposto con tanta stanchezza viene quasi nostalgia di quel filmetto commerciale e zoppicante che era Fenomeni paranormali… E come se non bastasse, l’ultima scena di questo reboot si pone come un finale aperto, lasciandoci con la preoccupazione di un seguito. Stephen King spera addirittura in una saga. Bontà sua…