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Exam

2009
Titolo Originale:
Exam
REGIA:
Stuart Hazeldine
CAST:
Adar Beck (Dark)
Gemma Chan (Chinese Girl)
Nathalie Cox (Blonde)

Il nostro giudizio

Un horror thriller consumato fra gli spazi fisici e mentali di un colloquio di gruppo: cosa sareste disposti a fare per…un’assunzione? Il film Exam del regista inglese Stuart Hazeldine trasforma in incubo la paura diffusa di sentirsi dire: “le faremo sapere”.

L’idea da cui si snoda Exam si genera dalla tipica tradizione horror, costruita intorno ad quel piccolo elemento presente nelle pratiche più comuni, capace però di creare inquietudine. Da questo presupposto, per fare qualche esempio, nascono spaventose fatine dei denti (Al calare delle tenebre), o terribili ostelli in cui sbarbati proccciatori di sesso vengono scotennati da annoiati borghesi sperperoni (The Hostel).

Exam, allo stesso modo, cerca di rendere il contesto del colloquio di lavoro un’esperienza oppressiva, senza però eccedere in deliri splatter o sovrannaturali. Il film, allora, resiste ai richiami horror per assestarsi intorno alla tipica forma del thriller, dove lo spunto è quella tensione che un qualunque colloquio crea, per sua natura, nel colloquiato. Il film, poi, “rincara la dose” descrivendo in modo asciutto e distaccato il percorso che conduce gli otto candidati a violare i loro principi morali per arrivare al loro obiettivo: la tanto desiderata assunzione. In questo modo il “gioco” del film prende vita, il bunker dove si tiene la prova diventa spazio claustrofobico, ed improvvisamente i protagonisti si scoprono “prigionieri” senza scampo, liberi di abbandonare la prova quando vogliono eppure “vincolati” a questa prova terribile, alla quale sentono il dovere di non sottrarsi. Il film è tutto qui, in queste sensazioni contraddittorie, che costringono l’essere umano a dare sfogo ai suoi istinti più violenti pur di affermare la propria superiorità sugli altri.
Il film però – come buona parte del filone horror al quale si ispira – nella parte finale si concede una conclusione “moralizzatrice”, in cui “il bene trionfa”, o per lo meno emerge un “happy ending” volto a creare un chiaro contrasto fra “ciò che è giusto” e “ciò che è sbagliato”, ad identificare la chiave di volta che distingue i “determinati” dai “violenti”.

Seppur moralmente mirabile, questa conclusione risulta modesta nella realizzazione, ed il regista Stuart Hazeldine si smarrisce in una risoluzione dell’intreccio a malapena abbozzata, sia nell’intento moralizzatore, che nella “chiusura narrativa” della vicenda.
Exam si rivela quindi una gran bella idea sviluppata attraverso atmosfere opprimenti, eppure affascinanti. Peccato che il film arrivi “spompo” alle battute finali, al momento cruciale di tutta la vicenda, lasciando lo spettatore con l’amaro in bocca, e con la sensazione di una buona occasione smarrita per strada. Così, come in molti horror di questi anni, la tensione si smonta. Concedendo addirittura un fugace e involontario sorriso.