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Estate ’85

2021
Titolo Originale:
Eté 85
REGIA:
François Ozon
CAST:
Félix Lefebvre (Alexis Robin)
Benjamin Voisin (David Gorman)
Valeria Bruni Tedeschi (Madame Gorman)

Il nostro giudizio

Estate ’85 è un film del 2021, diretto da François Ozon.

Mentre si appresta a uscire in sala il nuovo film di François Ozon È andato tutto bene, sul delicato discorso dell’eutanasia, fanno ancora discutere le sue opere precedenti, da Grazie a Dio (sul tema altrettanto scottante dei preti pedofili) a Estate ’85 (2020). Quest’ultimo è un film ricchissimo di tematiche e situazioni, un coming of age che si fa coming out e viceversa, un tempo delle mele in acido e in versione queer: il cinema omosessuale, per fortuna, ormai non è più un tabù (ricordiamo altri film recenti come Chiamami col tuo nome e Matthias & Maxime), e un regista dichiaratamente gay come Ozon sa trattare le tematiche LGBT con una rara sensibilità. La rappresentazione della sessualità (sia omo che etero) è centrale nella poetica cinematografica di Ozon, specialmente nella messa in scena di storie morbose e deviate, eppure il regista è dotato di un “tocco” che – pur non risparmiando scene carnali – è distante dal furore di un Carax o di un Du Welz (giusto per citare due registi francofoni contemporanei), e si àncora a una descrizione più naturalistica e pastellata. Tratto dal romanzo Dance on my grave (letteralmente “Danza sulla mia tomba”) dello scrittore inglese Aidan Chambers, poi sceneggiato dallo stesso Ozon, si svolge nell’estate del 1985 in una località balneare della Normandia, ed è narrato dalla prospettiva di un adolescente, Alexis Robin (Félix Lefebvre): un ragazzo come tanti, ma che vive continuamente ossessionato dalla morte, e che viene salvato durante un naufragio in barca da David Gorman (Benjamin Voisin), un ragazzo poco più grande di lui. Fra i due nasce subito una forte amicizia, grazie anche alle premure della madre di David, Madame Gorman (Valeria Bruni Tedeschi), che lo prende in simpatia e lo assume nel suo negozio. L’amicizia tra i due giovani si trasforma presto in una tumultuosa storia d’amore, che si spezza però quando David si invaghisce di Kate (Philippine Velge), una ragazza inglese. Dopo un litigio fra i due ragazzi, in cui David afferma di essersi annoiato del partner, Alexis fugge disperato, per poi apprendere al telegiornale la notizia della morte dell’amico in un incidente stradale.

Mentre la madre della vittima non vuole più parlargli, ritenendolo responsabile, il giovane decide di tenere fede a uno strano patto che i due avevano stretto: chi dei due fosse vissuto più a lungo, sarebbe andato a danzare sulla tomba dell’altro. Alexis tiene fede alla promessa, andando però incontro a un processo in cui si salva grazie all’assistente sociale e a un professore. Estate ’85 è un film complesso e ricco di sfumature non soltanto nelle tematiche affrontate, ma anche in un senso più immediato, cioè nella struttura narrativa. Grazie a un certosino lavoro di montaggio, la regia struttura tutta l’opera in una continua alternanza paratattica fra presente e passato: il presente consiste nell’iter processuale di Alexis – indagato per aver fatto qualcosa di cui Ozon ci tiene all’oscuro fino al termine del film, accrescendo un senso di mistero che caratterizza molti suoi film – mentre il passato, che è poi il corpo principale della vicenda, è incentrato sull’estate del titolo, sull’incontro fra i due ragazzi e sulla loro love-story, che termina drammaticamente ricongiungendosi alla narrazione presente. La narrazione è a sua volta alternata fra la prima persona, con tanto di voice-over di Alexis e sguardo in macchina, e la terza persona, che lungi dall’essere distaccata coinvolge però emotivamente tanto i protagonisti quanto noi spettatori, con il pathos vibrante tipico del regista che ci fa emozionare insieme a loro. Entrambi i personaggi soffrono di problemi psico-sociali: Alexis, come si ribadisce più volte nella storia, è tormentato dal pensiero dalla morte, mentre David è orfano di padre e vive con la madre, a sua volta affetta da turbe nervose – una bravissima Valeria Bruni Tedeschi che ci concede una scena instant-cult, quando spoglia nudo Alexis dopo il naufragio e si complimenta per le dimensioni del suo pene. I due ragazzi si assomigliano, vagamente, anche nell’aspetto fisico – giovani, belli, biondi, dotati di un bel fisico ed effeminati – e godono delle interpretazioni di due ottimi attori, il semi-esordiente Lefebvre e Voisin, attualmente al cinema con Illusioni perdute di Xavier Giannoli. Per i due, quell’estate del 1985 si rivela al contempo un coming out, con la scoperta della loro omosessualità (anche se David è più bisex che omo) e un coming of age, in un percorso di maturazione verso l’età adulta che avrà esiti fatali per l’uno e traumatici per l’altro, anche se il finale positivo con un nuovo incontro introduce una ventata di ottimismo che sembrava essersi smarrita.

Di contorno ci sono le famiglie e i luoghi, immortalati da una fotografia molto accesa e solare, ma il fulcro della vicenda sono i due ragazzi: il primo incontro, con David che appare ad Alexis in mare come un angelo a salvarlo dall’annegamento, la progressiva conoscenza, un rapporto fatto di una sudditanza psicologica del più giovane nei confronti del più grande e navigato, l’amicizia sempre più stretta, l’innamoramento. Ozon, rispetto a film come Giovane e bella e Doppio amore, è più casto nella rappresentazione dei rapporti carnali, anche se li vediamo spesso a baciarsi voluttuosamente, con una foga tipica della loro età, oppure ad accarezzarsi a vicenda i corpi nudi, come a voler esplorare qualcosa di nuovo – in Estate ’85 spesso sono proprio i corpi, anche vestiti, a parlare (vedasi le posizioni fetali in cui si rannicchia il disperato Lefebvre). La regia focalizza il rapporto più sull’amore che sul sesso, mostrandoci i due innamorati in moto, in barca o in discoteca, dove alle note dance tipicamente anni Ottanta si sostituisce il romantico brano Sailing (1975) di Rod Stewart, che Alexis ascolta in cuffia (in una sorta di soggettiva sonora) e che anticipa il finale. L’entrata in scena di Kate sarà l’elemento scatenante verso la disillusione – per David, che pure aveva sedotto l’amico, era solo un’avventura, un divertimento – e la depressione, ma anche verso la morte, che tanto ossessiona il protagonista. Le scene più forti non riguardano infatti il sesso, ma la morte, e hanno come protagonista proprio Alexis: lo vediamo mentre si immagina i vari modi per suicidarsi, oppure mentre vestito da donna all’obitorio si abbandona a un gesto necrofilo sul cadavere di David, infine al cimitero. Prima, quando scava istericamente sulla tomba dell’amico/amante, poi nella scena più forte e commovente del film: quando cioè, per tener fede alla promessa, danza sulla tomba del ragazzo ancora sulle note di Sailing, la struggente canzone che avevamo sentito in discoteca (vero leit-motiv del film), sempre con la soggettiva sonora delle cuffie. Per il giovane Alexis è drammaticamente finito il tempo delle mele, e ora è pronto (forse) ad affrontare la vita e l’età adulta.