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Equinozio

1971
Titolo Originale:
Equinozio
REGIA:
Maurizio Ponzi
CAST:
Claudine Auger Paola Pitagora
Giancarlo Sbragia
Paolo Turco

Il nostro giudizio

Equinozio è un film del 1971, diretto da Maurizio Ponzi.

Strano destino quello che guida la formazione artistica di Maurizio Ponzi; prima di esordire è stato uno dei nostri giovani critici più colti e preparati, uno dei più incorruttibili, di quelli che per amore di Straub, Schifano e Ferreri demolivano il Petri di A ciascuno il suo scagliandosi contro l’uso spettacolare dello zoom; di quelli che, proprio come i loro amati cugini d’oltralpe dei Cahiers, una volta passati dietro la macchina da presa, dopo tanto aver scritto di cinema, sembravano destinati davvero a dare nuova linfa allo statuto dell’immagine allora in vigore. Non fu esattamente così; per un’assurda legge del paradosso, oggi uno come Ponzi viene ricordato soprattutto per essere stato il responsabile delle prime commedie di Nuti – prima che il comico toscano decidesse di dirigersele da sé – e di un paio di film con Montesano. Eppure ci fu un tempo in cui il nostro costruiva sferzanti apologhi di cinema da battaglia, perseguendo la strada di una marginalità produttiva tanto rigorosa quanto sofferta.

Dei suoi primi tre film, Equinozio – il secondo dopo I Visionari, altro nobile “sperduto nel buio”- è quello che risente maggiormente della scarsa presenza di risorse pecuniarie alla spalle. Tratto da un racconto di Anna Banti, Le donne muoiono, adattato da Ponzi insieme a Salvatore Samperi, allora all’apice del suo periodo più iconoclasta, subito dopo Uccidete il vitello grasso e arrostitelo, Equinozio parte da uno spunto fantastico assai intrigante, con una strana malattia che investe il genere maschile: a uno a uno, gli uomini sono assaliti dal bisogno di partire alla volta di un luogo misterioso le cui tracce sono perse nella loro immaginazione. Saranno rinchiusi per cautela in speciali centri di accoglienza, finché qualcuno non troverà il modo di fuggire e finalmente capire che la misteriosa epidemia da cui si era colpiti altro non era che la memoria delle loro vite precedenti riaffiorata improvvisamente e senza motivi apparenti. Film di fantascienza spirituale, atmosferico, metaforico, ambientato quasi tutto in esterni di campagna solari e poveristici (ahi, i soldi…).

Un cinema che piega il genere a discorsi autoriali forti, essenziali ed esistenziali, un po’ come faranno Silvano Agosti (N.P. – Il segreto) o Emidio Greco (L’invenzione di Morel) poco dopo. Ma in Ponzi le categorie del “meraviglioso” e del “fantastico” sono intrecciate al quotidiano in modo così impalpabile da risultare spaventose. Purtroppo all’epoca non lo vide nessuno. Renzo Rossellini non trovò una buona distribuzione e Equinozio si finì con un budget irrisorio; portato in sala dallo stesso produttore, nonostante il reparto femminile non fosse proprio un club di sconosciute – oltre a Delia Boccardo, le allora engagée Paola Pitagora e Olimpia Carlisi, per non parlare di Claudine Auger che veniva da Escalation di Faenza – il film incassò qualcosa come 9 milioni! Oggi l’unica copia di cui si ha nota è quella di proprietà dello stesso regista custodita dalla Cineteca Nazionale, anche se, ormai, la sindrome acetata l’ha resa quasi completamente priva di colori, virata in un pallido ocra malvaceo.