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Eli

2019
Titolo Originale:
Eli
REGIA:
Ciarán Foy
CAST:
Charlie Shotwell (Eli)
Kelly Reilly (Rose)
Sadie Sink (Haley)

Il nostro giudizio

Eli è un film del 2019, diretto da  Ciarán Foy.

Eli è un giovane ragazzo afflitto da uno strano disturbo che gli causa sofferenti reazioni allergiche, problematica che gli impone di vivere all’interno di un dispositivo protettivo isolante. I suoi genitori, Rose e Paul, affranti dalla sofferenza e insoddisfazione del figlio, decidono di rivolgersi alla Dott.ssa Isabella Horn, proprietaria di una struttura ospedaliera ove Eli potrà sottoporsi a una terapia speciale e interagire senza l’ausilio del suo guscio. I primi risultati fanno sperare bene e i genitori possono abbracciarlo per la prima volta dopo tanti anni.  Tuttavia, dopo aver superato le prime due fasi del trattamento, il ragazzo improvvisamente inizia a peggiorare e a sperimentare allucinazioni. Poco prima di approdare alla terza dolorosissima fase, i fantasmi perseguitano il ragazzo interrogandolo sull’efficacia della terapia.  Ciarán Foy, regista al secondo lavoro ufficiale dopo il deludente sequel di Sinister, nel 2017 firma con la Paramount Pictures per la realizzazione di una pellicola basata su una delle sceneggiature menzionate nella Black List del 2015.

Nonostante un budget cospicuo per gli standard della cinematografia horror – ben 11 milioni di dollari- il film ha ricevuto una proiezione limitata nel continente americano e i suoi diritti sono stati acquistati dalla piattaforma Netflix. I fondi sono stati spesi per assicurarsi una location d’effetto e un cast composto da vecchie presenze e matricole come Sadie Sink (Maxime di Stranger Things), Lili Taylor (The Conjuring) e Max Martini (Salvate il soldato Ryan). Tralasciando l’ovvia ispirazione (ai limiti del plagio) a un classico quale The Others, Eli è una pellicola che presenta sin dall’inizio un ritmo sostanzialmente lento. Il problema dell’eccessiva durata è evidenziato da una timida partenza, ove in sostanza vengono presentate le tensioni familiari e il disagio clinico del ragazzo. Non che l’approdo alla clinica (dopo circa mezz’ora) sia avvincente, perché anche uno spettatore poco esperto si accorge immediatamente delle banali intenzioni mediche dello staff, dietro alle quali si celano motivazioni esoteriche citofonate.

Ci sono numerosi fattori che impediscono al film di elevarsi e uno tra tutti è la sceneggiatura, scritta malauguratamente in maniera dozzinale e scialba. Non vi sono spunti originali e non vi è volontà di sfruttare quel che di poco il film ha da offrire: ovvero una location curata e intrigante. Come se non bastasse, una colonna sonora non pervenuta (nonostante figuri il nome di MacCreary, fresco di nomination agli Emmy) e una recitazione complessivamente anonima, rischiano, e riescono nel loro intento, di fare annoiare il pubblico. Eppure, l’amaro che rimane in bocca dopo la visione di Eli, è il risultato di un finale alquanto deludente. Non che le aspettative inizialmente fossero alte, ma si ha l’impressione di assistere a una piega inaspettata del film, un plot twist alla Shyamalan realizzato erroneamente. L’infelice conclusione collide con la suspense generale, che il film presumibilmente attesta di avere, presentando una fine dai toni tendenti al tragicomico.