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El páramo – Terrore invisibile

2021
Titolo Originale:
El páramo
REGIA:
David Casademunt
CAST:
Inma Cuesta (Lucía)
Roberto Álamo (Salvador)
Alejandra Howard (Juana)

Il nostro giudizio

El páramo – Terrore invisibile è un film del 2021, diretto da David Casademunt.

Arriva su Netflix El páramo – Terrore invisibile, folk horror spagnolo dell’esordiente David Casademunt, che prova a infilarsi sulla lunga scia di fascino per il sottogenere aperta da Eggers con The VVitch, smarrendo la strada più volte lungo il tragitto. Nella Spagna del diciannovesimo secolo una famiglia sceglie la via dell’isolamento e si rifugia nelle campagne per scampare all’incubo delle guerre che, da anni, dilaniano il paese. In una casa nel nulla Salvador (Roberto Alamo) e Lucia (Inma Cuesta) tirano avanti come possono, educando il figlio Diego (Asier Flores) ognuno secondo i propri valori: dolcezza e spensieratezza secondo Lucia, responsabilità e doveri secondo Salvador. La vita, per quanto difficile, prosegue indisturbata tra giochi e racconti, finché un giorno la corrente del fiume porta alla fattoria un disertore che ha tentato il suicidio: Salvador prova a medicare il soldato, ma questo, non appena riprende i sensi, si uccide davanti a tutti. L’orrore che tanto hanno provato a evitare li ha raggiunti ugualmente, e non li abbandonerà più. Quando Salvador, nel tentativo di riportare il morto ai suoi cari, sparisce nel nulla, Lucia e Diego dovranno imparare a cavarsela da soli. È in questo momento che, lenta ma inesorabile, una creatura mostruosa inizia ad avvinarsi alla fattoria: è la Bestia, creatura mostruosa che Diego conosce dai racconti del padre.

Una volta comparsa, la Bestia insegue la propria vittima e la perseguita fino a spingerla al suicidio. Diego non riesce a vederla, ma Lucia sì.  Spetta dunque a Diego farsi carico dei suoi doveri da uomo e proteggere la madre, prima che la follia la trascini nel baratro. Sin dalle premesse quest’opera ha delle ottime potenzialità. La storia è intrigante, e si basa su un rapporto sempre molto forte, quello madre – figlio, Lucia e Diego, che non può non ricordare quella perla di The Babadook, ribaltando però i ruoli di protettore e protetto, spostando la responsabilità sulle spalle del figlio. Il paesaggio vasto e desolato ci permette di sentire la solitudine dei personaggi, mentre i pali messi a delimitare il confine della fattoria non fanno che amplificare la paura nei confronti di ciò che si trova al di fuori di esso, come già succedeva in The Village. Per finire, l’invisibile minaccia di questa Bestia prende a mani basse dall’ineffabile creatura di It Follows. Si potrebbe andare avanti ore a citare i richiami e i riferimenti che questo film porta alla mente, ma il problema è che non si può fare molto altro: El páramo, infatti, compone benissimo il proprio mazzo di carte, ma decide di non usarle. L’atmosfera e i paesaggi mozzafiato non bastano a farci apprezzare un film dove non succede praticamente nulla.

Casademunt decide di girare un horror di sottrazione, dove la Bestia compare sì e no quattro/cinque volte lungo la pellicola, senza mai mostrarsi completamente, e dove l’orrore si rivela più psicologico che tangibile. L’intero secondo atto vede come unici avvenimenti il progressivo sfinimento di Lucia, sulla quale gravano tutti i lavori della fattoria, e la stessa Lucia che consuma le cartucce del fucile contro un mostro che vede solo lei. Il problema non è tanto l’invisibilità del mostro (quanti horror giocano su questa caratteristica?) quanto il fatto che noi, come pubblico, non riusciamo ad avvertirne la presenza, e ancor meno ne avvertiamo la minaccia. Inoltre, il fatto che la Bestia spinga le vittime al suicidio, senza danneggiarle direttamente, rende questa creatura estremamente passiva, e di conseguenza il suo avvicinamento alla fattoria ci è quasi indifferente. Inma Cuesta e Asier Flores cercano con la loro ottima prova d’attore di reggere le sorti di questa pellicola, invano: l’unica cosa inesorabile, in questo film, non è la condanna di chi vede la bestia, ma la noia dello spettatore. El páramo prende una strada sempre più apprezzata e necessaria per l’horror odierno: non basata su jumpscare ed effetti speciali, ma sull’essere umano e le sue paure, dimenticandosi tuttavia di trovare un modo per far condividere queste paure al pubblico e rendere quest’opera davvero spaventosa. Quello che rimane sono alcune bellissime inquadrature e una donna pazza che spara al vento.