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El Nido

2021
REGIA:
Mattia Temponi
CAST:
Blu Yoshimi (Sara)
Luciano Càceres (Ivan)

Il nostro giudizio

El Nido è un film del 2021 diretto da Mattia Temponi.

Oggi. Un virus letale si sta diffondendo trasformando gli esseri umani in feroci cannibali, Sara (Blu Yoshimi), una ragazza irrequieta e di buona famiglia, viene morsa e infettata e portata al sicuro in  un “nido” da Ivan (Luciano Caceres), un tipo all’apparenza innocuo, ma con un passato misterioso. I due si trovano costretti a vivere l’uno accanto all’altra, protetti eppure prigionieri, mentre fuori gli altri muoiono o si trasformano in mostri assassini. Mattia Temponi sa perfettamente cosa abbiamo appena vissuto e provato in prima persona, e cosa ci ha avvicinato e poi allontanato improvvisamente, non solo dalla realtà, ma da noi stessi e dalle persone che amiamo. Sebbene sia stato concepito prima della pandemia da Covid19, il suo lungometraggio d’esordio, El Nido, puzza di quarantena e lockdown, di alienazione e gel antibatterico. Temponi sa perfettamente come ritrarre i giorni bui della pandemia e trasfigurarli con il fantastico, l’orrore quotidiano che supera di gran lunga quello dell’immaginario romeriano. Il suo El Nido è un 28 giorni dopo il Covid, dove la minaccia più grande non è il virus, ma la tossicità dei rapporti.

Sebbene Temponi abbia lavorato al soggetto prima dell’infezione da coronavirus, El Nido tira le somme su come il virus abbia interferito con le nostre vite e le abbia infettate, su come i rapporti si siano profondamente trasformati: Sara e Ivan (che di cognome fa Romero, guarda caso) siamo noi che ci solleviamo dalla pandemia e facciamo i conti con la paura. Sara e Ivan siamo noi, durante e dopo il Covid, chiusi nelle nostre case, alle prese con i nostri rituali, le distanze, le aspettative e l’inganno di una nuova vita. “El Nido è come una fiaba horror moderna, che usa un genere popolare e folkorico per narrare qualcosa di profondo sull’animo umano, – dice Temponi a proposito del suo film – perché cos’è El Nido, se non la storia di un abuso? Dove il rifugio in realtà è una prigione. Il salvatore: un aguzzino. Il mostro: la vittima”.

Temponi contagia il suo fantahorror pandemico con l’orrore psicologico e claustrofobico degli zombie movies, il P.O.V. e le cronache dei morti viventi dell’ultimo Romero, più riflessivo rispetto agli esordi e forse più lento. Certo, non tutto funziona, e forse un po’ d’azione non avrebbe fatto male al film, che a tratti scorre davvero lentissimo. Ma a Temponi, l’azione interessa poco e questo lo si capisce quasi subito, e il suo sguardo si sofferma soprattutto sui rapporti e sulle dipendenze. Uomo-donna, infetto e non-infetto, vittima e carnefice, imprigionati in una scatola ballardiana opprimente, che toglie il respiro. El Nido è un film ben costruito e ben fotografato, che sfrutta la buona prova recitativa dei due attori Yoshimi e Caceres, e un’atmosfera claustrofobica, per riportare a galla i mostri del nostro vissuto, dove la violenza suggerita, velata, è molto più spaventosa e insidiosa di un virus letale. Il virus siamo noi, ognuno con le proprie manie, le proprie psicosi e le irrefrenabili pulsioni bestiali.