El desconocido è un film del 2015, diretto da Dani La Torre.

Come in Locke, il film di Steven Knight presentato a Venezia 70, in El desconocido, opera prima del quarantenne galiziano Dani La Torre, la vicenda si snoda quasi tutta a bordo di un’auto. Carlos, funzionario di banca un po’ troppo preso dal lavoro, accompagna, come ogni giorno, i bimbi a scuola, ma questo sarà un giorno “di ordinaria follia” non per sua scelta, come nel film di Joel Schumacher, ma a causa di una voce misteriosa che, dal cellulare, gli ordina di versare, tramite i suoi canali bancari, una milionata di euro su un conto off-shore. Se non lo farà, salterà per aria con i figli. Già, perché sotto il suo sedile c’è una carica esplosiva con comando a distanza. Da qui si snoda un vorticoso dialogo fra vittima e carnefice che avrà un epilogo dai contorni incalcolabili per entrambi.

È la tensione l’elemento portante di El desconocido e La Torre, che viene dalla pubblicità e dai corti, sa maneggiarla con grande professionalità. Alla base c’è anche un concetto di stravolgimento della vita: da un giorno all’altro, quando meno ce l’aspettiamo, la nostra esistenza può mutare con la imprevedibilità di un temporale estivo. «Nella vita», commenta il regista, «certi guadagnano, altri perdono; alcuni sono disonesti, altri si fidano del prossimo. Alla fine, si tratta di cavarsela per conto proprio, in un mondo in cui accadono tante cose che presto vengono dimenticate».

Il protagonista, quasi assoluto, Luis Tosar, già vincitore di tre premi Goya, è stato l’interprete di Arcangel de Jesus Montoya, il criminale nemico di Jamie Foxx e Colin Farrelll nel Miami Vice di Michael Mann. Fra i migliori film presentati a Venezia 72 nella sezione “Giornate degli autori”, El desconocido ci offre un nuovo talento che ci dimostra come anche chi viene da spot e tv e persino da una serie televisiva (Mar libre) può realizzare lungometraggi di grande valore. Peccato che in Italia non succeda quasi mai.