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Dr. Death

2021
REGIA:
So Yong Kim, Maggie Kiley, Jennifer Morrison
CAST:
Joshua Jackson (Christopher Duntsch)
Alec Baldwin (Robert Henderson)
Christian Slater (Randall Kirby)

Il nostro giudizio

Dr. Death è una serie tv del 2021, creata da Patrick Macmanus.

Dr. Death, la miniserie prodotta da Peacock, piattaforma streaming della NBC, prende spunto da un podcast di True Crime, di grande successo negli Stati Uniti, che ha raccontato l’incredibile vicenda di Christopher Duntsch. Duntsch ha provocato nell’arco di due anni, nell’esercizio del mestiere di neurochirurgo a Dallas, gravi danni ai propri pazienti, provocandone talvolta persino la morte. Un caso, che in mano allo showrunner Patrick Macmanus non si tramuta nella classica miniserie criminale che sfrutta il clamore della cronaca nera per stuzzicare la voglia di morboso da parte dello spettatore. Gli autori riescono invece a scavare nelle assurdità della vicenda per puntare il dito sulle condizioni che hanno messo Duntsch in grado di poter commettere i propri crimini per un tempo relativamente lungo, grazie a una tempesta perfetta fatta di interessi politici ed economici, malfunzionamenti nei meccanismi di garanzia nelle strutture sanitarie, intrighi legali e codici deontologici discutibili. In otto puntate si dipana, con una complessa alternanza di piani temporali, la parabola di un promettente ricercatore, appunto Christopher Duntsch (Joshua Jackson) che dalla sua ambizione di voler usare le cellule staminali nella medicina applicata alla spina dorsale passa al mestiere, molto redditizio, di star della neurochirurgia. Alcuni colleghi, il dottor Henderson (Alex Baldwin) e il dottor Kirby (un istrionico e sopra le righe Christian Slater) notano però che i pazienti di Duntsch subiscono, dopo interventi tutto sommato di routine, dei danni ben al di là del normale rischio e con l’aiuto dell’assistente procuratore Michelle Shughart (AnnaSophia Robb) fanno di tutto per impedirgli di praticare la professione.

In parte ritratto criminale, in parte denuncia sociale, Dr. Death trova inizialmente un buon equilibrio tra le due anime della storia: la vita di Duntsch viene raccontata senza remore e filtri, dalla sua carriera di giocatore di football stroncata sul nascere dalla propria incapacità alla dipendenza dalle droghe, senza cadere nella facile trappola di dover giustificare le azioni del criminale con il contesto familiare (che, anzi, è positivo) o con elementi avversi. A questo segue in parallelo una parte di detection che espone con dolore quali siano i punti deboli della società americana, della sanità che punta al profitto, del caos legislativo tra uno stato e l’altro, della corruzione presente persino nelle strutture universitarie. Volendo cercare la metafora a tutti i costi, Duntsch scava in profondità nella colonna vertebrale del sistema, in realtà con molta più maestria degli interventi che esegue sui suoi pazienti, giudicati come veri e propri atti di macelleria. La storia però non riesce a essere pungente fino alla fine, lasciandosi andare verso il finale a una banale resa dei conti nell’aula del tribunale che sgonfia notevolmente l’interesse e lascia in sospeso, quando addirittura non tralascia ambiguamente certi interrogativi morali e legali, il nucleo della vicenda.

A giudicare dalla miniserie, l’operato di Duntsch, una figura volutamente irrisolta tra il genio incompreso, il cialtrone narcisista e il serial killer sociopatico, è frutto del marcio della società americana ma la vicenda legale finale si sposta unicamente sulla polarità dell’intenzionalità o della mancanza di adeguata formazione, abbandonandosi ai classici ritmi e colpi di scena dei procedural. Persino Jackson, fin lì impeccabile nel rendere le decine di sfaccettature di un personaggio così controverso, nel finale esce fuori appiattito, disorientato – e non per esigenze di copione, perché il suo personaggio smette di avere qualunque tipo di rilevanza all’interno della storia, limitandosi a una serie di pose di primi piani sviliti dal fintissimo make-up della pappagorgia. Se inizialmente la serie di Macmanus affonda un attacco frontale alla superficie vincente dell’America – e lo dimostra non tirandosi indietro nel mostrare i dettagli più cruenti in sala operatoria – al momento di unire gli ultimi puntini affonda nelle maglie della materia e preferisce esplorare i più comodi grovigli e intrighi da dipanare nelle aule del tribunale invece di fissare la natura di Duntsch, irrisolta tra crimine a sangue freddo e presuntuosa supponenza.