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Dogman

2023
REGIA:
Luc Besson
CAST:
Caleb Landry Jones (Douglas "Doug")
Jojo T. Gibbs (Evelyn)
Christopher Denham (Ackerman)

Il nostro giudizio

 

Una delle prerogative e caratteristiche artistiche di Luc Besson rimane il riuscire, con modalità rock’n roll (si quello! il genere che ha definitivamente mandato a cagare le donne con i gambaletti…), nella descrizione meticolosamente conturbante, erotica, energica, vendicativa e perfettamente riuscita, l’epopea di donne che nascono, o meglio si celano, deboli, e poi spaccano il culo a tutti, incantando (non solo) lo spettatore, ma l’universo artistico e diventare poi miti. E non mi riferisco a falsi miti perbenisti e ipocriti di un #metoo che ha promesso e millantato bugiardi progetti (peggio del PD e M5S messi insieme). Eh si, io posso dirlo, perché non solo sono donna e alquanto incazzata, ma anche perché consapevole che Besson ha lavorato su un femminismo potente e significativo da quando si è portato a casa Maïwenne, ingravidandola a sedici anni, per poi renderla una delle donne più cazzute in Francia. E lo fa anche con Dogman… perché, se Caleb Landry Jones è uno degli uomini più conturbanti e sensuali del recente panorama cinematografico mondiale, egli sfodera delle qualità di un femminismo di avanguardia che alle teorie gender liquid gli fa una pippa. Si proprio quella, una pippa, un pompino come dio comanda; giacché (apriti cielo) anche alle donne piace fare i pompini e sono quelle che lo negano, che andrebbero indagate e argomentate. Se un uomo infatti, (come hanno dimostrato Lanthimos in questa edizione – con forse il suo film più riuscito – e deluso la Coppola), riesce ad analizzare e concepire un femminismo, o meglio una visione di femminismo ragionato, consapevole, cazzuto, illuminante, noi donne, avremmo solo da essergli grato (senza metterci a novanta, ben inteso). E il tema è biunivoco e reciprocamente avvalorabile. La Bigelow riesce spesso in quello che altri registi non riescono pur convinti di avere il cazzo enorme… barzotti.

E se vogliamo dirla tutta, in questo film, Besson, di liquid, ci mette tutto: l’handicap, i cani, i trans e Dio, visto finalmente come potenza trainante, liberatrice, vendicativa, flagellante. Perché Dio punisce, cazzo, chi se lo merita, non chi fa pompini. Il film introduce il personaggio travestito da Marylin Monroe, negli abiti del suo stacchetto più famoso… i celebri diamonds (che sono) a girl’s best friends. L’icona, direbbero le femministe con i peli alle ascelle e la lametta da barba al collo, della donna materiale che vende il suo corpo. I diamanti, per il nostro, sono invece i suoi cani… che, cito “non vi faranno del male”, enuncia Douglas (Caleb) agli sbirri che lo interrogano, “basta che non mi tocchiate”… i cani di Dio, i domenicani troppo spesso visti come assolutisti bigotti, che invece sono tra gli ordini più guerrieri dell’esercito divino. Il cane è l’uomo che ogni donna dovrebbe avere accanto, e se lo trovi, non devi lasciartelo scappare… altro che lupi del cazzo!!! E Besson lo sa, citando a didascalia iniziale, Alphonse de Lamartine, “When man is in trouble, God sends him a dog.”

Besson scaglia il suo angelo sterminatore sul bigottismo americano maschilista e militarista, che ormai vede sporco, trasandato, infantile, ignorante, ma che rende il nostro ancora più forte, in sedia a rotelle, senza dita, travestito, innamorato dell’arte e del teatro, della bellezza femminile di Edith Piaf (un cesso, commovente), e carico di figli fedeli che hanno solo pregi ma un solo difetto: “si fidano dell’uomo”. E Douglas li manovra NON come fossero pedine o puttane lobotomizzate, ma come qualcuno che ha ancora fiducia e speranza di lasciare un mondo migliore. Gli ipocriti e le femministe frigide non riusciranno MAI ad ammettere che un pedofilo stupratore (scagionato per altro… ma chi se lo incula, deve ammazzarsi come Kim Ki-duk per essere giustificato; sciacquette!) è riuscito a creare un personaggio e una storia che sono un inno all’amore per tutte le donne là fuori. Conclude il film sedendosi come quel Doberman davanti alla porta di tutte quelle femmine fottutamente sole ricattate emotivamente dall’uomo frustrato senza palle. Amen. Per quanto mi riguarda, Dogman è la Giovanna D’arco che non è riuscito ad esprimere.