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Diabolik – Chi sei?

2023
Titolo Originale:
Diabolik - Chi sei?
REGIA:
Manetti Bros
CAST:
Giacomo Gianniotti (Diabolik)
Miriam Leone (Eva Kant)
Valerio Mastandrea (Ginko)

Il nostro giudizio

Diabolik – Chi sei? è un film del 2023, diretto dai Manetti Bros.

Nonostante il primo Diabolik, uscito nel 2021 dopo vari rimandi dovuti al Covid, non avesse brillato né in termini di critica che di incassi, la testardaggine dei Marco e Antonio Manetti e dei loro produttori ha fatto sì che l’operazione trovasse comunque un seguito. Anzi, due, a dirla tutta. E nonostante il protagonista Luca Marinelli si sia bellamente defilato, con lo spirito del direct-to-video anni ’90 che proseguiva a testa alta pure cambiando le carte in tavola, compreso il protagonista (si pensi a Darkman, si pensi a The Mask…) s’è andato avanti con Giacomo Gianniotti che, a dirla tutta, è pure più adatto, almeno fisicamente, ad incarnare su celluloide lo sguardo di ghiaccio del Re del Terrore. E soprattutto, ha un viso più neutro, più comune – per quanto Marinelli fosse bravissimo – più credibile sotto una delle tante maschere di gomma che il principe del crimine di Clerville indossa per confondersi tra la gente. Già, perché Diabolik è già di suo uomo dai mille volti, e in questo senso il recasting, più o meno volontariamente, aggiunge al tutto interesse e spessore teorico. Diabolik può essere chiunque ma soprattutto… chiunque potrebbe essere Diabolik. Come se non bastasse in questo terzo capitolo – intitolato Diabolik, chi sei? come il numero 107 della serie a cui è vagamente ispirato – ci sono anche altri due attori a prestargli volto e corpo, Andrea Arru e Lorenzo Zurzolo (particolarmente in parte) in due diverse fasi della sua vita giovanile.

Chissà che il prossimo film non sia un prequel con uno di questi due piccoli assi nel ruolo principale.  Per chi scrive lo stile scelto dai Manetti funziona molto e funziona sempre: dialoghi stentorei e sopra le righe, ritmo lento, recitazione basilare da sceneggiato televisivo anni Sessanta, colori accesi, fotografia asciutta… un fumetto fatto e finito, forse la concettualizzazione migliore del termine cinecomic. E per lo più, i registi romani sono stati finora fedeli anche nelle trame, ma stavolta si prendono qualche libertà in più soprattutto per lasciare spazio alle “ragazze”, Altea (Monica Bellucci), compagna dell’ispettore Ginko, ed Eva (Miriam Leone) storica partner dell’uomo in calzamaglia. Di fatto sono loro a risolvere una situazione difficile, aggiungendo al tutto una bella spruzzata di modernità. Ottime anche le trovate visive, come lo schermo che si fraziona in pagine strappate quando Diabolik cerca di ricostruire il suo fumoso passato. Quello che funziona meno, rispetto agli altri capitoli è la sceneggiatura, dal lato più strettamente prosaico: da un lato certe ingenuità vengono dalla matrice. Oggi che ci arrivano orrende notizie dal fronte di guerra su come vengono trattati i bambini, l’idea che un neonato sbarchi da solo su un’isola di criminali e venga adottato e allevato piuttosto che brutalmente assassinato è decisamente meno credibile che nel 1968, quando uscì il fumetto per la prima volta.  E sembra strano che ci si chieda come potrebbe fare Diabolik a pugnalare Ginko mentre questi gli spara da lontano dato che Diabolik i pugnali li lancia, da sempre.

Tuttavia il divertimento tiene e la struggente visione della giovinezza in solitudine del protagonista ce lo fa apparire meno spietato, più umano e, come piace dire a chi si intende di scrittura dei personaggi, decisamente più “tridimensionale”. “Abbiamo cercato di restare fedeli a Diabolik in quanto personaggio, più che al fumetto – hanno detto gli autori in conferenza stampa ad Alice nella Città, sezione parallela della Festa del cinema di Roma dove il film è stato presentato –. Inserire Altea è stata una nostra idea, perché volevamo estendere la fedeltà a tutta la serie e non solo a quell’albo. La forza del femminile viene da questo, era molto presente nella serie. Altea ed Eva hanno una cosa in comune, così come i loro uomini: sono tutti intelligentissimi, di grande carattere, ma Eva e Altea sanno porre la forza al servizio del sentimento mentre i due uomini no. E il mondo dominato dagli uomini, stiamo vedendo dove va a finire. Era importante cambiare il punto di vista perché ogni film doveva avere la sua impronta. Solo ora ammettiamo che volevamo fare una trilogia. Diabolik sono tanti personaggi, ma in questo caso c’è un dualismo specifico con Eva. Gli uomini sono incatenati e le donne risolvono. Abbiamo pensato fosse interessante raccontare il personaggio misterioso attraverso gli occhi altrui. Nel primo film il punto di vista è di Eva, nel secondo di Ginko… la sua donna, il suo avversario, che approcciano il suo mistero. Oggi finalmente parla lui. Ma essendo lui così particolare non sarà mai chiaro veramente chi sia”.