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Devil’s Gate

2017
Titolo Originale:
Devil's Gate
REGIA:
Clay Staub
CAST:
Milo Ventimiglia (Jackson Pritchard)
Bridget Regan (Maria Pritchard)
Javier Botet

Il nostro giudizio

Devil’s Gate è un film del 2017, diretto da Clay Staub

Fare della fantascienza è un po’ come guardare all’orizzonte: o si cerca di fare qualche passo avanti di modo da scorgere qualcosa che prima non era visibile, oppure si decide di rimanere precisamente dove si è, accontentandosi dello scorcio che si ha di fronte. Infine, si può anche andare all’indietro e scegliere di vedere ancora meno. Devil’s Gate sembra fare quest’ultima scelta. Debutto alla regia di Clay Staub, in passato assistant director di Zack Snyder in L’alba dei morti viventi e 300, il film ha già il difetto di partire da un tema di genere trito e ritrito fino all’obsolescenza: i rapimenti alieni. Nella rurale cittadina di Devil’s Gate viene inviata l’agente dell’FBI Daria Francis per aiutare la polizia locale a far luce sulle sparizioni di una donna e di suo figlio. I suoi sospetti sono immediatamente indirizzati su Jackson Pritchard, marito e padre degli scomparsi, anche se lo sceriffo del posto cerca di dissuaderla dall’indagare sull’uomo. L’agente Francis decide, comunque, di recarsi alla tenuta Pritchard: quali segreti nasconderà quel luogo?

Devil’s Gate ha un merito, se non lo si definisce un’attenuante: ha uno spirito e un’estetica da b-movie che in sé non dispiace e non dà fastidio, anzi ce ne fossero di più. Anche se gli effetti speciali non sono della massima qualità, i contenuti sono godibili, ad esempio i diversi momenti gore della seconda parte. Il cast, pur essendo composto da interpreti riciclati dalla serialità televisiva, regge: Milo Ventimiglia riesce a dare profondità al suo personaggio anche se con una recitazione alquanto parossistica, così come Shawn Ashmore si rivela adatto per il ruolo del vicesceriffo Salter. Peccato per Amanda Schull, che fa risultare la sua agente Francis antipatica, quando l’intento sembrava essere quello di far empatizzare lo spettatore col personaggio: qui, probabilmente, vi è un errore di casting o un’imposizione di un produttore poco illuminato. Il vero problema di questo film è, però, un altro. E purtroppo si tratta della sceneggiatura, poco originale e, a tratti, sotto il livello minimo di credibilità che si può pur concedere ad una pellicola di fantascienza. Perché se una storia, da thriller d’indagine svolta in un caso di rapimento alieno, ci si dovrebbe attendere, da parte dei personaggi, un minimo trasalimento per essersi ritrovati di fronte a qualcosa di imponderabile. Tutto questo non accade. Anzi, si va anche oltre con l’allucinante amputazione di un dito alieno per convincere gli UFO a fare uno scambio di ostaggi.

Attraverso queste scelte di scrittura, i continui colpi di scena del film, pur essendo alcuni di essi interessanti, perdono totalmente di forza e arrivano, addirittura, a scalfire quello che poteva essere un messaggio finale molto denso di significato. Tra interrogativi su cosa vuol dire essere umani e paragoni con la fine del popolo nativo americano, il film riflette poco e sceglie la via maestra, quella più asfaltata e percorsa già troppe volte. Mentre The Host di Andrew Niccol, pur essendo un prodotto young adult, riusciva nell’intento di intessere un discorso più complesso, Devil’s Gate non ha lo stesso successo, con quella pigrizia di chi crede che i pochi mezzi a disposizione siano una scusante bastevole per l’assenza di idee.