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Destricted

2006
Titolo Originale:
Destricted
REGIA:
Marina Abramovic, Matthew Barney, Marco Brambilla, Larry Clark, Gaspar Noè, Richard Prince, Sam Taylor Wood
CAST:
Richard Blondel
Jasmine Byrne
Manuel Ferrara

Il nostro giudizio

Progetto artistico firmato da sette registi che attraverso i loro cortometraggi esplorano il limite tra arte e pornografia…

Destricted è un omnibus composto da 7 cortometraggi di registi indipendenti e video-artisti che intendono esplorare il sesso e la pornografia nella società di oggi.

 

Interessante sulla carta e discontinuo su schermo, il maggior difetto di Destricted sta nell’insignificanza di diversi episodi che lo compongono; il sesso è argomento ricco ma nel contempo rischioso, perché cadere dalla creatività (che è idea e riflessione, concettuale o formale che sia) al gratuito (e quindi al volgare e poi direttamente all’inutile, in quanto di porno tradizionale già pulula il mondo) è facile. Ecco perché l’episodio più brutto della raccolta èHousecall di Richard Prince, che parte come un vecchio Jack Smith per poi rivelarsi nient’altro che un pornazzo dal sapore 70’s, con finta pellicola sgranata e look decisamente vintage dei protagonisti. Non si può definire opera di evocazione nostalgica, né tantomeno il frutto di un’elaborazione dell’idea di sesso o di porno, bensì semplice banalità priva di qualsivoglia interesse.
Altrettanto inutile è Sync di Marco Brambilla, un montage-sequence di pochi minuti raffigurante persone tra le più disparate che fanno sesso: semmai un’idea ci sia, non salta certamente fuori, e l’operazione rimane fredda e morta, presto dimenticata perché senza forza capace di penetrare lo spettatore. Che dire poi diDeath valley di Sam Taylor Wood, un’unica inquadratura che mostra un tizio in mezzo al deserto mentre si masturba beatamente. Se da una parte potrebbe richiamare un certo Dumont di 29 Palms, dall’altra l’associazione “eiaculazione” a“morte” si rivela inefficace perché a mancare al segmento è principalmente il lavoro estetico. Molto meglio Gaspar Noè in We fuck alone, che in fondo tratta dello stesso tema (non a caso i protagonisti sono sempre 2 che si masturbano), e che grazie ad uno stile epilettico e flashante (fin troppo fastidioso), riesce a trasparire la volgarità e la sporcizia dell’atto sessuale, nonché ad imprimere il suo episodio di una certa fantasmicità macabra, con il protagonista alle prese con la bambola gonfiabile. Interessante anche l’episodio di Matthew Barney, Hoist, che è, ovviamente, innanzitutto un’estrema esteticizzazione del sesso. Il video-artista riprende pene ed eiaculazione tramutandole in forme ed evocazioni visive, in un’operazione che, riprendendo diversi artisti contemporanei, tende a portare la nudità e il sesso in un campo di visione artistica dove a contare è ancora la forma, il bello, la cura nella creazione del quadro.
L’episodio migliore della raccolta è comunque quella di Larry Clark, da sempre film-maker estremo e duro, privo di censura; il suoImpaled è praticamente un documentario che segue un gruppo di ragazzi in un’audizione pornografica, dalla selezione fino al concepimento; affascinante, voyeuristico e perverso fin dall’idea, Clark, nel suo radicalismo, riesce comunque a tratteggiare un ritratto del sesso secondo i giovani d’oggi, mostrandoci un prodotto a metà tra sociale e (porno) amatoriale. Infine, merita un discorso a parte il bizzarro segmento firmato da Marina Abramovic, Balkan Erotic Epic, che ci delinea le strane usanze sessuali ai balcani fino a un paio di secoli fa, dalle contadine che dormono con un pesce infilato in vagina per conquistare il marito, fino agli uomini che si masturbano sfregando il proprio pene nell’erba. Tra il trash e il ridicolo (con tanto di inserti animati), è l’ episodio che meno si prende sul serio, e proprio per questo riesce a differenziarsi dagl’altri per toni e colori.