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Death Valley

2021
REGIA:
Matthew Ninaber
CAST:
Jeremy Ninaber (James Beckett)
Ethan Mitchell (Marshall)
Kristen Kaster (Chloe)

Il nostro giudizio

Death Valley è un film del 2021, diretto da Matthew Ninaber.

Un giocattolone cinematografico, questo è Death Valley. Il regista Matthew Ninaber è un fan del mondo videoludico, dell’horror e dell’action e partendo da queste premesse non poteva che venir fuori un centrifugato confuso di tali elementi. Ninaber, però, agisce come un classico nerd euforico, non tenendo conto che nel puntare troppo in alto vi sono dei rischi in cui è facile incappare. Nel suo caso l’ambizione ha giocato a sfavore e il risultato è un film privo di personalità e d’inventiva sotto più punti di vista. Chissà, forse non è neanche il caso di prendersela così tanto, ma di b-movies validi ne esistono e il film di Ninaber ne è la perfetta antitesi. Death Valley, ambientato durante la Guerra Fredda, inizia in un bunker la cui posizione geografica è sconosciuta. All’interno, scopriremo, una squadra di scienziati conduce strani test sul genoma umano, ma come dettano le regole del genere questi esperimenti andranno a ritorcersi contro i lavoratori del centro.

La missione di salvataggio a opera di una squadra specializzata consisterà nel tirar fuori da lì l’unica scienziata sopravvissuta alla carneficina. Beckett e Marshall, i nostri protagonisti, saranno a capo della spedizione e si uniranno ai soldati già presenti sul territorio per contrastare l’esercito nemico che pare non voglia far avvicinare nessuno al bunker. La trama suona familiare anche a chi mastica poco cinema di genere. È un po’ Alien, un po’ Rambo e un po’ tutti quei film in cui al centro vi è un esperimento genetico finito male. Una trama vista e rivista, certo, ma che comunque avrebbe potuto funzionare; invece, perde la bussola e manca l’obiettivo primario, compiacendosi di una regia che eccede nel mostrarsi ispirata ai più famosi wargame -con l’aggravante di perdere spesso di qualità- e puntando anche sul cavallo sbagliato, ovvero su un cast la cui performance finale risulta imbarazzante. Jeremy Ninaber e Ethan Mitchell, rispettivamente Beckett e Marshall, hanno un approccio talmente caricaturale ai personaggi che la credibilità di ciò che fanno e dicono è molto lontana. A discolpa degli attori, tuttavia, c’è da dire che non possono contare su una sceneggiatura che li supporta, poiché la scrittura dei personaggi è monodimensionale e i dialoghi peccano di banalità e stereotipi.

Probabile che, in un’ora e mezza, tra slow motion esagerati e scene da soft air, l’unico elemento che permette di non interrompere bruscamente la visione sia il design delle creature che si aggirano tra i cunicoli del bunker. Ciechi, anzi praticamente senza occhi, e viscidi per via della pelle viva che ne ricopre il corpo, si muovono e attaccano seguendo i suoni, ricordando alla lontana i mostri di The Descent. Seguirli nei massacri che compiono porta automaticamente a scoprire un plot twist sul finale, telefonato sì, ma apprezzabile per smuovere il ritmo della narrazione e condurci verso una conclusione che avrebbe dovuto sorprenderci, ma che invece seguiamo passivamente. Dalla visione di Death Valley si esce stanchi. È un film che non ha nulla da offrire al pubblico se non il fastidio di veder agire soldati incompetenti in situazioni al limite del grottesco. Ninaber ha dichiarato d’essere a lavoro su altri progetti, quindi l’unica cosa che resta da fare è sperare che i suoi prossimi film siano un attimo più ponderati di questo.