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Death of Me

2020
REGIA:
Darren Lynn Bousman
CAST:
Maggie Q (Christine)
Alex Essoe (Samantha)
Luke Hemsworth (Neil)

Il nostro giudizio

Death of Me è un film del 2020, diretto da Darren Lynn Bousman.

Le carriere e le filmografie di certi registi sono percorsi accidentati, difficili da definire e da afferrare nella propria parabola: un caso da manuale è Darren Lynn Bousman, diventato un autore di film horror abbastanza precocemente grazie alla saga di Saw l’enigmista, di cui diresse tre capitoli con una cifra stilistica criticata da più parti, soprattutto per l’uso convulso della macchina da presa e la mancanza di respiro narrativo, ma comunque riconoscibile. Pur dovendo tanto alla saga di James Wan e Leigh Whannell, la voglia di sganciarsi dalla logica stringente di un franchise per poter volare sulle proprie ali lo portò a una serie di horror che si barcamenano tra il trascurabile e l’appena decente, con l’aggravante, se così si può chiamare, di avere sempre avuto delle idee di partenza forti, sulla carta vincenti e accattivanti, il cui sviluppo su pellicola ha sempre tradito la buona riuscita: così è stato per esempio per Repo! The Genetic Opera (2008) o 11-11-11 (2011) o per Abattoir (2016), mentre con Mother’s Day (2010) e l’episodio dell’antologico Tales of Halloween (2015) il livello si manteneva leggermente più alto.

Nell’oscillazione intorno alla sufficienza sosta anche Death of Me, un esempio lampante, l’ennesimo, di come Bousman abbia per le mani un’idea solida e suggestiva (una coppia in vacanza dimentica cosa è successo durante la loro ultima notte) e la trasformi facilmente in un filmetto appena passabile senza mai fare il salto di qualità che ormai la maturità artistica e anagrafica dovrebbero permettergli. Nella suggestione di base da cui parte la storia sembra di assistere a una variazione horror di Una notte da leoni: Chris (Maggie Q) e Neil (Neil Hemsworth, fratello minore di Chris) si risvegliano mezzi nudi nell’appartamento affittato su un’isola thailandese. Non ricordano niente di cosa sia successo e non trovano i propri passaporti, perdendo la possibilità di partire. Un video ritrovato sul telefono di Neil svela cosa è successo: la sera prima in un ristorante una giovane donna ha portato loro una droga locale e poco dopo Neil violenta Chris, la uccide e la sotterra. Inizia così un incubo fatto di tradizioni folkloristiche, morti che ritornano in vita e strani riti fatti per scongiurare l’arrivo di un tremendo uragano.

L’utilizzo dell’espediente found footage per ricostruire quello che la memoria non è riuscita a trattenere è ormai abbastanza abusato, eppure il clima complottistico della giovane coppia americana bloccata in una terra straniera, circondata da autoctoni di cui sembra impossibile potersi fidare, riesce ancora ad attirare l’attenzione, grazie anche ad alcuni momenti di splatter pesante – l’auto-eviscerazione è sorprendente – e alla bravura del cast femminile – oltre alla bellissima Maggie Q, in un ruolo in crescendo appare pure l’inquietante e mai sopra le righe Alex Essoe (Starry yes). I (pochi) filmati che vengono ritrovati sul cellulare e che fungono da colpi di scena funzionano anche bene e danno una certa tensione narrativa, ma è il resto che purtroppo rema contro: il ritmo di Death of Me è sbilenco, soprattutto nella seconda parte in cui la storia si fa più convenzionale, le situazioni si ripetono e la conclusione diventa più prevedibile, tradendo quanto di misterico e accattivante si era riuscito a costruire nella prima mezz’ora. Bousman ha chiaramente in mente una crasi tra The Wicker Man e Rosemary’s Baby in cui innesta suggestioni più moderne come quella del found footage, ma esaurisce l’ispirazione nel momento in cui dovrebbe darci dentro, svelando forse quanto sia difficile per lui reggere narrazioni di lungo respiro.