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Dark Crystal – La resistenza

2019
Titolo Originale:
The Dark Crystal: Age of Resistance
REGIA:
Louis Leterrier
CAST:
Taron Egerton (Rian)
Anya Taylor-Joy (Brea)
Nathalie Emmanuel (Deet)

Il nostro giudizio

Dark Crystal – La resistenza è una serie tv del 2019 creata da Jeffrey Addiss, Will Matthews.

Nella riesumazione ossessiva e compulsiva dall’immenso cimitero dei cult degli anni Ottanta di opere da risistemare per il pubblico odierno, fatto di quarantenni nostalgici e adolescenti in cerca dei propri idoli, capita che le opere davvero di culto si stiano per esaurire e che si debba raschiare leggermente il fondo. Si tirano quindi fuori dal cilindro titoli che o sono stati velocemente dimenticati sotto le intemperie del tempo, o che un grosso successo non l’hanno avuto mai, salvo formare una stretta cerchia di appassionati che ne tramandano il ricordo come reliquia religiosa. Tra le opere dell’artista burattinaio Jim Henson, il lungometraggio fantasy The Dark Crystal del 1982, realizzato insieme all’amico Frank Oz, è forse quello meno noto, schiacciato com’è stato non solo dal debole successo al botteghino, ma anche dall’eccessiva notorietà dei suoi precedenti personaggi, i Muppets. Le avventure di Kermit la rana e i suoi compari, pur regalandogli notorietà imperitura a livello mondiale, divennero un grosso fardello per le ambizioni di Henson, che voleva costruire delle storie, sempre con protagonisti dei burattini animati da lui e la sua factory, che non avessero come pubblico esclusivo i bambini. Un’ambizione a lungo frustrata dall’insuccesso, anche quando cercherà di sfondare al cinema con un fantasy più convenzionale, Labyrinth, e che solo con il tempo ha avuto l’apprezzamento voluto. Anche The Dark Crystal ha avuto all’uscita al cinema un responso molto debole, ma le successive uscite home video hanno contributo ad accrescere il suo culto, benché limitato. Tra i pochi appassionati però si annovera con orgoglio il regista Louis Leterrier, che pone il film come una delle sue fonti di ispirazioni per la realizzazione di La caduta dei titani e in generale come una delle opere che lo ha spinto a intraprendere la carriera cinematografica.

Insieme agli eredi di Jim Henson sviluppa quindi un lungo prequel, con l’intenzione di rispettare la filosofia dell’opera originale e di girare l’intera storia con delle marionette animate manualmente. A questa richiesta anacronistica rispose affermativamente Netflix, disposta a finanziare una stagione di dieci puntate. Dark Crystal – La resistenza è sempre ambientata nel magico mondo di Thra ma cinquant’anni prima rispetto al film di Henson e Oz. Su Thra convivono diverse etnie, tutte curiosamente di natura matriarcale, e in armonia con il pianeta, un essere a suo modo vivo e strettamente collegato con il Cristallo della vita, custodito dalla creatura dai tratti divini Madre Aughra. Un giorno una razza aliena, gli Skeksis, prendono il controllo del cristallo con l’intento dichiarato di custodirlo mentre Madre Aughra intraprende un periodo di riposo. In realtà gli alieni cominciano a utilizzare l’energia del cristallo per scopi puramente personali e cercare di trovare tramite esso la chiave per la vita eterna. Lo scienziato degli Skeksis scopre che un elemento fondamentale per assorbire energia dal cristallo è l’essenza di un’altra creatura. Il sacrificio di una ragazza della famiglia dei Gelfling non passa però inosservato agli occhi del suo fidanzato, Ryan, costretto alla fuga e perseguitato dagli Skeksis per il timore che possa svelare il misfatto e far venire meno l’equilibrio tra le etnie del pianeta Thra, basato sulla fiducia nei confronti degli Skeksis, tramite la quale esercitano il proprio predominio. Intanto lo sfruttamento del cristallo da parte degli avidi Skeksis sta portando nel placido pianeta l’arrivo dell’oscurità, con tutte le conseguenze del caso.

Leterrier non si tira indietro nel citare e arricchire il magico mondo già messo in scena da Henson e Oz e si trova tra le mani uno dei fantasy più complessi e scenograficamente stupefacenti degli ultimi anni. L’integrazione con i pupazzi animati, l’ambiente circostante e gli immancabili effetti speciali digitali è ben gestita e non impedisce mai allo spettatore di immedesimarsi nella storia. Ma l’ambizione di creare un fantasy cupo e drammatico, che prende molto delle atmosfere degli anni Ottanta, fatto solo di pupazzi, peraltro inespressivi, incontra parecchie difficoltà e la sceneggiatura molto spesso risulta confusionaria, tra eccessi di informazioni e situazioni che scadono nel ridicolo. Si può dire che si è posta un’eccessiva attenzione all’aspetto estetico, al design delle creature (170 pupazzi sono stati realizzati e animati) e alla creazione delle varie location digitali, ben 75 set, stupefacenti. Il cast dei doppiatori, nella versione originale, è pazzesco: tra i nomi coinvolti, spiccano quelli di Sigourney Weaver (la voce narrante), Helena-Bonham Carter, Alicia Vikander, Lena Headey, Natalie Dorner (le ultime due già note per un’altra serie fantasy e non occorre dire quale), Simon Pegg e Mark Hamill, che dopo aver doppiato recentemente un altro pupazzo, Chucky nel remake de La bambola assassina, conferma la potenza della sua voce per i personaggi oscuri. Gli autori trascurano però la meraviglia che il fantasy dovrebbe provocare tramite i personaggi e le storie. In una serie il cui finale è già scritto, perlomeno per quelli che conoscono già il film originale, questo è un errore madornale perché la sfida tecnica, vinta senza alcun dubbio, si esaurisce nel giro di qualche inquadratura, e quello che rimane del resto è un continuo avvicendarsi di stucchevoli riprese aeree di paesaggi tanto maestosi quanto finti, un manipolo di personaggi difficile da seguire e tenere in mente e, cosa peggiore, tanta noia.