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Crimes of the Future

2022
REGIA:
David Cronenberg
CAST:
Viggo Mortensen (Saul Tenser)
Léa Seydoux (Caprice)
Kristen Stewart (Timlin)

Il nostro giudizio

Crimes of the Future è un film del 2022, diretto da David Cronenberg.

Pensandoci un momento, desta stupore come l’attesissima nuova opera di David Cronenberg, Crimes of the Future, in gara allo scorso Festival di Cannes, sia passata quasi sotto silenzio. Eppure, il film – come al solito geniale e visionario – ha molto da dire e far discutere, soprattutto per il suo porsi quale la summa – il non plus ultra, il confine estremo – del body-horror. Un genere praticamente inventato, almeno nella sua forma moderna, proprio da Cronenberg, il quale torna alle sue origini dopo una lunga assenza (dalla fine degli anni Novanta, con Crash ed eXistenZ), riprendendo ed estremizzando molti elementi e tematiche presenti nei suoi classici. L’ultima fatica del Nostro, che firma anche soggetto e sceneggiatura, è ambientata in un imprecisato futuro distopico, in cui il corpo umano ha subito una drastica mutazione, per cui gli uomini sono fabbriche di organi, e il dolore non esiste: particolarmente fertile è Saul Tenser (Viggo Mortensen), il cui corpo produce continuamente organi interni privi di una funzione, una sorta di tumori che vengono asportati chirurgicamente dell’assistente Caprice (Léa Seydoux) con un avveniristico tavolo operatorio. Gli interventi chirurgici sono diventati ormai uno show, tanto che i due si esibiscono al pubblico in vere e proprie performance. Gli organi devono essere registrati a un’apposita anagrafe, dove lavora anche la misteriosa Timlin (Kristen Stewart), a sua volta dipendente dal potere del New Vice. Parallelamente, alcuni uomini hanno sviluppato un sistema digestivo che consente loro di nutrirsi di plastica, e questa minoranza vorrebbe servirsi di Saul per mostrarsi al mondo: ma non sanno che l’uomo lavora sotto copertura proprio per il New Vice, nemico di ogni sovversivo. Fra i primi film sperimentali di Cronenberg esiste un omonimo Crimes of the Future (1970), del quale però il nostro film non è un remake, pur conservandone alcuni tratti come l’ambientazione in un’epoca distopica e il tema della produzione di organi.

Crimes of the Future è un film che avrebbe potuto essere concepito esclusivamente da Cronenberg, con le mutazioni orrorifiche del corpo umano e le tecnologie fantascientifiche che abbiamo imparato a conoscere – gli effetti speciali sono ripugnanti e disturbanti, rigorosamente artigianali – e con l’utilizzo del body-horror come mezzo per parlarci di qualcosa d’altro. Lo spettrale Mortensen, così lontano dal vigore dei due noir, col volto ceruleo e consumato, spesso avvolto in un manto nero, domina la scena, insieme alla dolente e sempre riconoscibile Seydoux. Il corpo stesso di Saul Tenser è violentato, mutilato, pieno di cicatrici e dotato di buchi dentro cui guardare con uno specifico strumento, quei fori che tanto ricordano le “porte” di eXistenZ; un corpo che viene poi aperto da Caprice tramite questo tavolo operatorio che sembra un sarcofago, decorato con uno stile visionario non lontano da quello di H. R. Giger (gli elementi scenografici sono fondamentali), e dove gli organi sono estratti senza nulla nascondere, ma al contempo senza sfociare nel gore – siamo piuttosto in un contesto scientifico e asettico, quasi robotico. Perché i robot stanno prendendo a loro volta il controllo di un mondo sempre più composto da materie sintetiche, in un connubio fra carne e metallo che affonda le sue radici nel realistico Crash: pensiamo al letto sospeso, ancora dal gusto gigeriano, con dei cavi che sembrano un po’ carne e un po’ plastica (il confine è più che mai labile), e che serve a Saul per allineare i propri organi.

A differenza dei precedenti body-horror del regista, qua l’orrore è solo per lo spettatore, non per i protagonisti, che vivono le mutazioni e la chirurgia come una condizione normale, senza sofferenza, anzi come un elemento erotico, a tal punto che le operazioni diventano esibizioni in pubblico: il film pullula di tagli, incisioni nella carne, deturpazioni dei volti, con i soggetti ripresi in un’estasi dei sensi, senza dimenticare l’orribile uomo con bocca e occhi cuciti e ricoperto da orecchie. Siamo davvero nell’epoca della “nuova carne” profetizzata in Videodrome, l’epoca in cui – come viene detto – “la chirurgia è il nuovo sesso”, tanto che Mortensen gode mentre la Seydoux gli lecca la cerniera che gli è stata applicata sull’addome per agevolare gli interventi. La riproduzione di organi era stata teorizzata da Cronenberg fin da Videodrome, e prima ancora in The Brood, ma in Crimes of the Future assume una valenza ulteriore: così come gli uomini che si sono fatti modificare lo stomaco per digerire la plastica, trasmettendo geneticamente il fattore, anche le mutazioni di uomini come Saul Tenser sono il primo passo verso l’evoluzione (o involuzione?) di una nuova specie, non più strettamente umana, un po’ come gli Scanners del film eponimo. Mentre si snoda una storia intricata di multinazionali, spie, doppiogiochisti e testimoni uccisi a colpi di trapano in testa, il body-horror si esplica attraverso scene estreme – compresa l’autopsia di un bambino – accompagnate da musiche gravi e solenni. Le esibizioni della crudeltà, che nel futuro non è più tale, vogliono in realtà parlarci della nostra società: la nascita di un ambiente sempre più robotizzato, la violenza esibita come in uno show, il Potere (il New Vice) che ci osserva come un Grande Fratello, la chirurgia estetica osannata e mutata in una deturpazione dei corpi. Dunque, è il body-horror nella sua forma più estrema, metaforica, parossistica e quasi satirica (ma amarissima), che chiude idealmente un cerchio esplorando fino in fondo l’abisso della “nuova carne”.