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Countdown

2019
REGIA:
Justin Dec
CAST:
Elizabeth Lail (Quinn Harris)
Jordan Calloway (Matt Monroe)
Talitha Bateman (Jordan Harris)

Il nostro giudizio

Countdown è un film del 2019, diretto da Justin Dec.

Nel nostro mondo fatto di social e multimedialità, di coraggiosi opinionisti tuttologi dietro uno schermo e di tecnologia sempre più sofisticata, gli smartphone sono assurti a raccoglitori di vita. In quel piccolo spazio c’è di tutto: album fotografici, messaggi, email, giochi, social network e perfino una rubrica con i contatti a cui telefonare. Ma, soprattutto, ci sono moltissime app, applicazioni software per fare ormai quasi qualunque cosa. E se una di queste fosse in grado di dirti esattamente il giorno e l’ora in cui morirai? Anzi, di più, se installandola siglassi un contratto inscindibile, a cui non puoi sottrarti? Questo è il plot di base di Countdown, primo lungometraggio scritto e diretto da Justin Dec, e in quest’era moderna il suo high concept è così diretto da poterlo spiegare in pochissime parole: esiste un’app capace di predire la morte di chi la installa e la sua veridicità comincia a serpeggiare, e a prendere forma, dopo le prime dipartite. Toccherà a Quinn Harris (Elizabeth Lail) tentare di sconfiggere qualunque cosa si celi dietro questa strana e letale applicazione.

Potente e semplice, l’idea è vincente e non può che far breccia nel pubblico dei millenials e dei post-millenials. La morte, temuta e misteriosa livella, cambia volto: non siamo più ai tempi in cui le piaceva giocare a scacchi con Max Von Sydow, ora anche lei agisce per vie altre, si adegua ai cambiamenti e sceglie un mezzo che chiunque possiede. La tematica della morte è trattata non solo in termini horror, perché Countdown smarca la faciloneria con cui si costruiscono la maggior parte dei film di genere moderni, si destreggia in qualcosa di più alto e ci colpisce sottilmente: Quinn ha infatti perso la madre, un lutto non superato che l’ha allontanata dal resto della famiglia, e il suo approccio al tristo mietitore evolverà nella storia in una più sana accettazione. Perché la morte è parte della vita e tutti, prima o poi, le prenderemo la mano. Qui l’allegoria diviene tocco intelligente, delicato, sublime esempio di come gli horror non siano solo sangue e paura, ma a volte anche sapienti insegnanti.

E di sublime c’è altro: la capacità di trasportarti in una dimensione parallela, un altro mondo. Un mondo dove i professionisti non insultano l’intelligenza dello spettatore e dove quest’ultimo può realmente guardare il film e non sognare di essere nella sala a fianco. Ecco il grande potere di Countdown, farti immaginare di essere da un’altra parte, perché sarebbe davvero splendido se il film di Dec fosse tutto quello che avete appena letto. E invece no. Countdown è il cliché annoiato, il prevedibile filmetto usa e getta, la vecchia scuola diventata avanzo ammuffito nel frigo, è un film povero di molte cose. Ma non di jumpscare, no quelli ci sono a vagonate, deus ex machina di una sceneggiatura messa insieme con lo scotch. Da una base realmente interessante, l’idea che chi viola le condizioni di utilizzo muore è un po’ parodistica ma divertente, ci si è limitati a estrarre un Final Destination, senza mai dimenticare quel The Ring pioniere dei tech-horror. Peccato solo che non ci siano mai la qualità e la classe necessaria per non finire nel dimenticatoio. Peggio, in tutto questo marasma Dec è stato in grado di infilarci pure una sottotrama assolutamente forzata sugli abusi di potere lavorativi, ovviamente subiti dalla protagonista. Come dire che conta decisamente più la quantità della qualità. Poveri noi.